Non è da oggi che il termine “super” viene attribuito con intenti ovviamente di esaltazione e di “superiorità” un po’ a tutto il lessico della nostra lingua parlata e scritta, ma forse ancor più immaginata o meglio da immaginarsi: così anche Freud che della parola, bhè!… è considerato un po’ uno dei grandi “guru” (la talking cure, secondo la definizione della mitica Anna.O. la celeberrima paziente di Breuer) quel termine “super” doveva andare ad affibbiarlo a qualche sua nuova idea o formulazione, nella fattispecie, nientemeno che al suo nuovo modello strutturale del funzionamento psichico umano, andando a denominare uno dei tre agenti specifici di tale funzionamento: l’epiteto di “super” anteposto al termine “Io” stava così a delineare la focalizzazione di una nuova funzione, che, nella precedente fase teorica quella non ancora rivoluzionata con la scoperta della “pulsione di morte”era adombrata : il Super-io. Dice lo stesso Freud: “Apprendiamo dalle nostre analisi che vi sono persone nelle quali l’autocritica e la coscienza morale – e cioè prestazioni della psiche alle quali viene attribuito un valore grandissimo – sono inconsce, e producono, proprio in quanto tali, i loro effetti più rilevanti… La nuova esperienza, che ci costringe – a dispetto della nostra migliore consapevolezza critica – a parlare di un “senso di colpa inconscio”, è molto più imbarazzante e ci propone un nuovo enigma, specialmente se finiamo col renderci conto che un tale senso di colpa inconscio svolge in un gran numero di nevrosi una funzione decisiva da un punto di vista economico, opponendo i più potenti ostacoli sul cammino della guarigione” Egli dunque andava paradossalmente a ricavare la genesi del Super-Io, da una “colpa” che aveva finito per individuare nell’Edipo, ovvero la ben nota figura della tragedia greca di colui che uccise il proprio padre e ne sposò la moglie, cioè la madre. Ora questa identificazione, così marcata con il complesso di castrazione, che verrà oltremodo sviluppato da Lacan, ed anche con quel concetto che in Freud ha sempre costituito un assioma, ovvero che il bambino abbia uno spasmodico desiderio di eliminare il padre e tenere la madre tutta per sé, con tanto di correlati sessuali, che appunto resterebbero individuati nell’Edipo, sono a mio parere, non solo un tantino stiracchiati, ma anche inesatti. Nessuno sano di mente, neppure un bambino che si affaccia alla sessualità, sarebbe tanto di cattivo gusto dal venire attratto da una donna molto più vecchia, spesso e volentieri dimessa, brutta, sciatta, né tanto meno ciò potrebbe essere indotto da un inconscio, un Es, deputato, prima della svolta del “al di là del principio del piacere” appunto al piacere (eros). Solo dopo quel libro che è del 1920, quando cioè Freud aveva 64 anni, si giustapporrà quello opposto di morte (thanatos), che ha delle peculiarità assolutamente non coincidenti col complesso di castrazione e comunque con l’Edipo. La verità è che nessuno, salvo casi di vera psicopatologia, e’ attratto sessualmente dalla propria madre; quello di cui semmai si è attratti è il senso di sicurezza che la figura materna può infondere, quel tanto strombazzato “amore incondizionato” quel proverbiale “ogni scarrafone è bello a mamma sua” che fa si che ogni individuo sia portato a perseguire un desiderio che non si rifà all’Eros, ma piuttosto a Thanatos: il desiderio di sicurezza, di quiete, di far ritorno da dove si è venuti, insomma coazione a ripetere all’insegna del 2° principio della termodinamica e dell’entropia: la vita appunto come apparire di un qualcosa che turba un ordine costituito ovvero turbamento di uno stato di quiete e continuo aumento di disordine, cui la madre, l’utero, rappresentano una sorta di contro assicurazione, un mito dell’eterno ritorno. La vita è pericolosa, traumatica, una continua incessante lotta per la sopravvivenza e l’Io reagisce con il sintomo, perché è lui nella sua stessa costituzione originaria un sintomo come giustamente osserva Lacan, ma se potessimo tutti tornare alla quiete dell’utero, allo stato di pre-nascita ecco che non dovremmo lottare, non dovremmo faticare, non dovremmo soffrire e non ci troveremmo mai soli, sperduti nel buio. Se potessimo trovare la madre che informa quell’amore incondizionato e quindi quel “non rischio” di vita, tutto sarebbe perfetto, assoluto, ma ecco!… anche dannatamente coincidente con quel Thanatos scoperto da Freud in “al di là del principio del piacere” perché sostanzialmente la pulsione di morte e’ in verità desiderio di non-essere, desiderio di far ritorno in quel nulla dove non esistono contrasti, un qualcosa che gli antichi avevano perfettamente inteso e rappresentato con il segno dell’Uroboros, il serpente che si morde la coda, simbolo dell’infinito; un desiderio molto ma molto più ancestrale e più potente di quello di Eros, cui semmai il principio paterno, col suo amore condizionato, legato alla prassi, all’osservanza di leggi e prescrizioni e anche alla capacità, al talento, all’accaparrarsi donne giovani e belle, cerca di perseguire. A mio parere proprio la scoperta della pulsione di morte e della coazione a ripetere, scardina le fondamenta del contrasto tra principio di realtà e di piacere che si svolgerebbe tra Io e Es, immettendo nuovi parametri e nuovi termini di conflitto, dove quel “super” va ascritto si all’Io che può anche rappresentare certe influenze esercitate dall’ambiente sociale e culturale, ascritte all’identificazione paterna, e dove, detto per inciso, l’Edipo rappresenta solo una di tali identificazioni (quella riferita al complesso di castrazione) non escludendone altre, ma può benissimo essere addottata anche all’Es (l’inconscio) che non ha da apporre i suoi veti alla rigidità delle prescrizioni sociali, ed è invece è tutto devoluto ad un qualcosa che non si rifà all’Eros e quindi al sociale, all’ambiente, ai rapporti, ma si rifà a Thanatos, cioè al nulla, a quel non-essere nel quale se diamo per buona tutta la grande revisione del pensiero e della teoria freudiana, riposa la più profonda essenza del desiderio. Non c’è da sorprendersi se Freud riprende la teoria delle pulsioni che aveva affrontato in un saggio antecedente, ovviamente rivedendole nell’ottica di una opposizione radicale tra pulsioni sessuali e di morte, ma è proprio questo l’assunto che non convince, laddove pone l’io succube sia del servaggio del super io, sia dell’Es, senza distinguere tra i due che provocherebbero impulsi qualitativamente differenziati di natura erotica o distruttiva. E’ la strada che porterà al saggio “Inibizione sintomo e angoscia”: dando per scontato la preminenza del conflitto tra Io e Super Io, per approdare però nel suo ultimo saggio di rilevanza meta psicologica “Analisi terminabile e interminabile”, alla inutilità di tutta la terapia, inutilità messa in evidenza non dal Super io, bensì da un Es per il quale si potrebbe benissimo adottare la dicitura di Super Es, in quanto non amputabile alla conflittualità sociale, edipica, di adattamento all’ambiente col desiderio istintuale, bensì a quella molto ma molto più ancestrale e profonda di una pulsione di morte, che con la sua coazione a ripetere, e quindi anche ad un eterno ritorno, ritorno da dove si è venuti, cioè il nulla, comporta gioco forza la cessazione di ogni conflitto, e quindi anche alla necessità dell’analisi che di fatto è interminabile nei termini dell’aumento del disordine e della dispersione(entropia), mentre è terminabile solo nella totale e finalistica adesione alla pulsione di morte (2° principio della termodinamica “in un sistema chiuso tutte le forze tendono allo stato di quiete”). Ecco anche perché, a parere di chi scrive questo appuntino, una figura anch’essa presa dal Mito Greco: Narciso con il suo riflettersi nella specularità della sua immagine nella superficie dell’acqua appena oltre la quale troverà proprio lei Thanatos, la Morte, ha molte, ma molte più probabilità di Edipo, di rappresentare la giustificazione stessa della seconda parte della evoluzione teorica Freudiana, quella appunto inaugurata dal saggio Al di là del principio del piacere e imperniata più sul desiderio che sulla rimozione e per la quale si parla appunto di “Seconda topica“ : Io , Es , Super Io, che però senza Super Es risulta come una sedia a cui non è ancora stata aggiunta una gamba