Ho citato in precedenti articoli su questo blog, ma anche in altre sede , il mio spasmodico interesse per quella sorta di cambiamento che si verifica quando da un certo stato di acquisizione di esperienza, diciamo così fissa “, di stato“ si passa ad un’altra prospettiva che non può più definirsi di stato, ma piuttosto “di divenire”, quando e l’ho detto molto chiaramente nel precedente articolo sul ballo dove ho preso l’immagine di Fred Astaire e Ginger Rogers,raccordandola con un’opera di architettura la cosidetta “tancici Dum o Casa danzante” di Praga dell’architetto Ghery, si passa dalla considerazione di un singolo punto ad un flusso continuo che per molti versi si rifa’ ai famosi paradossi di Zenone, che tanto mi colpirono al primo anno di studio della filosofia cioè intorno ai 15 anni: “ la freccia che vola sta ferma” e “il piè veloce Achille non può mai raggiungere la tardigrada tartaruga” Come dimenticare quei primi fremiti di fervore intellettuale, che dovevano portare all’esaltazione del Panta rei” del grande Eraclito detto l’oscuro e alla ricusa pressocche’ totale del “concetto” platonico ovvero “quell’uno che sta per molti” origine di tutti i dualismi e di tutti i giudizi di valore stabilendo il distinguo tra una cosa che vale (il mondo delle idee, dove per Platone risiederebbero gli originali delle nostre rappresentazioni) e una cosa che non vale, ovvero il mondo terreno delle nostre rappresentazioni immediate, che sarebbero solo copie di quel mondo che Platone chiama Iperuranio. L’anno seguente ritrovai lo stesso dilemma previo l’esame di un altro filosofo Leibniz e lo studio non scolastico del calcolo infinitesimale che veniva a dar man forte a quella mia esigenza di trovare una sorta di passaggio tra stato e divenire, tra atomo o come la vuoi definire , particella, corpuscolo, a continuum, flusso, onda, e poi ma questo c i arriverò dopo, stringa. Per la verità non era solo Leibniz che incanalava tale curiosità, perche l’essenza stessa del procedimento matematico del calcolo infinitesimale fu inventato anche da un altro grande pensatore piu’ famoso come scienziato che come filosofo Isac Newton. Il punto non punto, ma ecco diciamo flusso era ritrovare la velocità di ogni punto nello spazio, una sorta di procedimento inverso di quello di Zenone e come misurarne il tempo che comportò come espediente quello di utilizzare la proiezione di numeri negativi per accedere ad una nuova accezione di insiemi numerici, quello dei numeri immaginari. Numeri immaginari che, attenzione se moltiplicati per l’inverso di segno davano luogo ad un altro insieme di numeri quello dei coniugati che restituiti alla loro parte reale consentivano di operare calcoli in limiti, derivate e integrali. E’ giustappunto con il secentesco calcolo infinitesimale messo in atto dai due matematici sopracitati, che si arriva ad una nuova possibilità quella di definire la velocità di un qualcosa in relazione ad ogni tratto di spazio/tempo del suo percorso, ovvero quando la distanza tra due punti e l’intervallo di tempo per andare da un punto all’altro diventano sempre più piccoli (infinitesimali) e tendono a zero (limite) . Anche in matematica come trecento anni dopo in fisica , il problema è anzitutto scoprire cosa succede quando si passa dal moto tra due punti, ovvero dalla considerazione di due particelle infinitesimali di spazio, tempo e velocità a quel movimento fluido che in linea teorica individua un punto ben preciso , In verità ci si rese subito conto che quando si scende a scale sempre più piccole, la misurazione diventa aleatoria . Ecco quindi la grandezza di Leibniz e di Newton che ognuno per suo conto del tutto autonomamente pervenne ad un risultato anticipatore anche del famoso effetto della doppia fenditura in fisica quantistica: il punto, il singolo punto non esiste, esso è un concetto della realtà del tutto immaginario e così i vari punti non esistono nella realtà fisica, ma solo nell’immaginazione dei matematici, lo stessa dicasi della singola particella che si trasforma in un movimento fluido tra i punti, un flusso che fu Newton per primo a a chiamare “flussione” Tale termine di flussione fu di lì a poco cambiato con quello di “derivata” ...quindi possiamo affermare che la “derivata o flussione” rappresenta quello spazio/tempo misterioso e ineffabile in cui dal movimento passo per passo si passa al fluire del cambiamento continuo. Il compito del terzo procedimento base del calcolo infinitesimale è quello dell’integrale, ovvero reintegrare il flusso in un vero e proprio cammino (esempio canonico l’integrale sui cammini di Feynman ) fino a definire tutte le possibilità insite in ognuno dei diversi percorsi della ex particella fattasi flusso e ricomposta in area. E’ piuttosto evidente come con l’invenzione del calcolo infinitesimale e l’uso dei numeri immaginari, ovvero proiezioni di numeri negativi restituiti alla loro parte reale tramite l’impiego dei numeri coniugati (segno positivo) siamo passati da una impostazione fissa degli spostamenti ad una concezione che deve tutto al continuo fluire di una valutazione di percorso fatto di spazio tempo e velocità, ivi compresa la accelerazione e rallentamento, in altre parole siamo passati da una concezione statica del movimento ad una misurazione impostata sul processo; ed ecco che fa prepotentemente il suo ingresso la danza: per imparare a ballare bisogna memorizzare i passi, una alla volta, un qualcosa di preciso, una volta però imparati tali passi, si comincia del tutto impercettibilmente a ballare sul serio, si entra cioè nel movimento ed è un qualcosa di molto differente dal ripetere i movimenti giusti….ci si dimentica di tutte le istruzioni non si è più consapevoli dei singoli passi, uno per uno, si cambia modalità, da uno stato si passa ad un flusso e si entra quindi in un’altra consapevolezza: quella di colui che balla : Fred Astaire, Ginger Rogers...., in architettura la Casa danzante dell’architetto Ghery a Praga. . La consapevolezza del flusso, che per ora abbiamo circoscritto al calcolo infinitesimale, ai numeri immaginari e coniugati, ai limiti, derivate (flussioni) e integrali e che abbiamo posto non solo in matematica, ma altresì al cuore della fisica quantistica con l’effetto della Doppia Fenditura, e al trasferimento di singoli elettroni colti nel loro porsi sia come particelle che come flusso, quindi onde, si riferisce quindi al movimento, simboleggiata nel ballo, ma anche nell’architettura e un po’ in tutto nel processo di apprendimento umano, la musica, l’arte, il pensiero tutto. In tempi recenti (per la verità sono passati quasi cent’anni da quel 1924) fu l’aristocratico e grandissimo fisico quantista Louis De Broglie che per primo postulò la dualità tra particella e onda della materia , asserendo appunto che ad ogni particella in movimento sia essa un atomo, un elettrone, un fotone è associata un’onda e quindi non resta che assegnare alla materia, tutta la materia un duplice aspetto corpuscolare e ondulatorio. Ovviamente su tale postulato doveva riversarsi di lì a pochi anni tutta la compagine dei più geniali fisici che sarebbero stati definiti quantistici . Il giovane Heisenberg approfondì la cosa con il suo famoso Principio di Indeterminatezza pervenendo all’altrettanto famoso assioma che è impossibile per la materia rivelare contemporaneamente tutte le sue caratteristiche , aggiungendovi anche la questione del disturbo dell’osservatore, che sempre condiziona l’atto stesso di osservare il fenomeno (più conosciamo la posizione meno sappiamo quanto è la quantità di moto e viceversa) . Bohr col suo principio di complementarietà arrivò alla conclusione che è impossibile propendere per un qualsiasi stato o divenire in assenza di parametri di misurazione, evidentemente non pago della possibilità di accedere al reale attraverso la coniugazione dei numeri immaginari , e quindi non poteva mancare Einstein , di cui tra l’altro l’americano Compton dimostrò l’esistenza dei fotoni che lui aveva ipotizzato. Einstein è famoso per quella sua celeberrima risposta appunto a Bohr che “dio non gioca a dadi con l’universo” proprio perché non era assolutamente d’accordo a dare la qualifica di probabilità allo studio dell’andamento della materia, così come la “interpretazione di Copenaghen” che altro non era che la scuola di Bohr e dei suoi seguaci ovvero Heisenberg, Pauli, aveva sancito ed anche categorizzato in quell’oramai mitico congresso della Solvay del 1927 ovvero che non esiste realtà in assenza di misurazione e qualsivoglia particella o flusso sarà sempre influenzata dalla nostra osservazione. La probabilità che la scuola di Copenaghen aveva negletta con la scusa della misurazione, e consegnato alla indeterminatezza e complementarietà, tornava però prepotentemente alla ribalta grazie ad un altro fisico, non giovanissimo e neppure particolarmente accreditato, che fino ad allora si era tenuto un po’ di riserva: Erwin Schrodinger, quello del celeberrimno gatto vivo o morto dentro la scatola, che si inventò l’equazione d’onda, definendola “onda di probabilità” ovvero la descrizione dell’evoluzione temporale di una grandezza appunto in termini di probabilità, laddove la probabilità non va considerata in termini di misurazione come volevano Heisenberg e Bohr e quindi l’interpretazione di Copenaghen, neppure stessimo a fare il verso a Protagora e al suo “uomo misura di tutte le cose” bensi’ in termini di relativismo (che anche se non è a rigore la relatività, in qualche modo vi si associa ) ovvero la Funzione d’onda ammette che non sappiamo tutto, ed è in sostanza quello che dovrebbe essere sempre, in ogni tempo, la scienza: La lettera greca psi( Ψ) che giustappunto Schrodinger scelse come espressione della funzione d’onda indica quale è la probabilità che una misurazione quantistica abbia un certo risultato, tenendo conto però che prima che avvenga tale misurazione , il sistema osservato si trova in uno stato di sovrapposizione , ovvero tutti gli stati sono possibili ed è solo quando viene fatta la misurazione che avviene il crollo della funzione d’onda e il sistema collassa, per cui il risultato sarà uno solo in tale stato . Qualche anno dopo nel 1948 il grande Richard Feynman riprese tale ragionamento in termini di integrale in un calcolo infinitesimale che fu chiamato “ Integrale sui cammini “ e rappresenta un univoca misurazione appunto integrale in un sistema dalle infinite probabilità. Limite e derivate concorrono alla equazione d’onda di Schrodinger laddove non è che venga negato che l’oggetto dell’osservazione è sia preda del principio di indeterminazione (Heisenberg) sia di quello di complementarietà (Bohr) , ma semplicemente che il confine non è netto , ma sempre relativo , e in verità è la soggettività che è un inganno , nessuno può pretendere di raggiungere un punto di vista assolutamente oggettivo perché già quell’espressione “punto di vista” lo esclude. Scartiamo le tracotanti presupponenze di un Hegel, tipo cio’ che è razionale è reale e viceversa, e rifacciamoci piuttosto al molto più onesto Kant che asseriva appunto che non c’è modo di accedere alla “cosa in sé” stante le nostre limitate strutture mentali, semmai ecco prendiamo il limite a nostro beneficio, utilizziamo i meccanismi antichi e moderni di cui siamo arrivati a disporre e valutiamo che la nostra mente non è la sola a modificare l’osservazione, ma anche il percepito la modificherà, perché quello che sopratutto la fisica quantistica ci ammaestra che sia la mente sia l’intero universo sono composti dagli stessi elementi , non c’è differenza tra percepito e percipiente , la distinzione tra soggetto e oggetto è sbagliata , dire che l’osservazione modifica l’ambiente è sbagliato perché la barriera non c’è , non c’è mai stata , ce la siamo costruita noi, non è mai stata reale né tanto meno razionale, semmai ecco è immaginaria, si proprio come l’escamotage del calcolo infinitesimale e dell’impiego dei numeri proiezione di negativi tramite moltiplicazione della radice quadrata di -1 = 1i con il suo coniugato -1i. Notiamo per inciso che siamo pervenuti in un accezione non più reale, non più immaginaria , ma simbolica che ha molto a che fare con il meccanismo di funzionamento dell’inconscio …. eh si! …Come un sogno, come un lapsus, una fantasia, un atto mancato, una svista. Vuoi scommetterci che arriveremo ad una certa simmetria tra fisica quantistica e meccanismi inconsci? E’ quanto mi ripropongo nei prossimi articoli e penso che non ci sia meglio che iniziare proprio dalla funzione d’onda di Schrodinger e dal suo collasso
L'associazione tra il titolo del blog LENARDULLIER con l'architetto LECORBUSIER tende ad un parallelismo con l'Archè = Principio, che deve misurarsi con la modernità = Technè, quindi un "futuro anteriore" applicabile a diversi specifici di conoscenza
lunedì 29 novembre 2021
giovedì 25 novembre 2021
CI TOCCHERA' SEMPRE BALLARE
E’ piuttosto noto l’esperimento della Doppia Fenditura che sancì inequivocabilmente che gli elettroni si comportano come particelle nel caso che vengano sparati attraverso una fenditura ed invece come onde se vengono sparati attraverso due fenditure; in realtà ciò non fece che confermare l’essenza stesso del procedimento matematico del calcolo infinitesimale inventato verso la metà del ‘600 da due grandi scienziati Leibniz e Newton. Il punto era ritrovare la velocità di ogni punto nello spazio e come misurarne il tempo che comportò come espediente quello di utilizzare la proiezione di numeri negativi per accedere ad una nuova accezione di insiemi numerici, quello dei numeri immaginari. Numeri immaginari che, attenzione se moltiplicati per l’inverso di segno davano luogo ad un altro insieme di numeri quello dei coniugati che restituiti alla loro parte reale consentivano di operare calcoli in limiti, derivate e integrali. E’ giustappunto con il secentesco calcolo infinitesimale messo in atto dai due matematici sopracitati, che si arriva ad una nuova possibilità quella di definire la velocità di un qualcosa in relazione ad ogni tratto di spazio/tempo del suo percorso, ovvero quando la distanza tra due punti e l’intervallo di tempo per andare da un punto all’altro diventano sempre più piccoli (infinitesimali) e tendono a zero (limite) . Anche in matematica come trecento anni dopo in fisica , il problema è anzitutto scoprire cosa succede quando si passa dal moto tra due punti, ovvero dalla considerazione di due particelle infinitesimali di spazio, tempo e velocità a quel movimento fluido che in linea teorica individua un punto ben preciso , In verità ci si rese subirto conto che quando si scende a scale sempre più piccole, la misurazione diventa aleatoria . Ecco quindi la grandezza di Leibniz e di Newton che ognuno per suo conto del tutto autonomamente pervenne ad un risultato anticipatore anche del famoso effetto della doppia fenditura in fisica quantistica: il punto, il singolo punto non esiste, esso è un concetto della realtà del tutto immaginario e così i vari punti non esistono nella realtà fisica, ma solo nell’immaginazione dei matematici, lo stessa dicasi della singola particella che si trasforma in un movimento fluido tra i punti, un flusso che fu Newton per primo a a chiamare “flussione” Tale termine di flussione fu di lì a poco cambiato con quello di “derivata” ...quindi possiamo affermare che la “derivata o flussione” rappresenta quello spazio/tempo misterioso e ineffabile in cui dal movimento passo per passo si passa al fluire del cambiamento continuo. Il compito del terzo procedimento base del calcolo infinitesimale è quello dell’integrale, ovvero reintegrare il flusso in un vero e proprio cammino (esempio canonico l’integrale sui cammini di Feynman ) fino a definire tutte le possibilità insite in ognuno dei diversi percorsi della ex particella fattasi flusso e ricomposta in area. E’ piuttosto evidente come con l’invenzione del calcolo infinitesimale e l’uso dei numeri immaginari, ovvero proiezioni di numeri negativi restituiti alla loro parte reale tramite l’impiego dei numeri coniugati (segno positivo) siamo passati da una impostazione fissa degli spostamenti ad una concezione che deve tutto al continuo fluire di una valutazione di percorso fatto di spazio tempo e velocità, ivi compresa la accelerazione e rallentamento, in altre parole siamo passati da una concezione statica del movimento ad una misurazione impostata sul processo; prendiamo ad esempio la danza: per imparare a ballare bisogna memorizzare i passi, una alla volta, un qualcosa di preciso, una volta però imparati tali passi, si comincia del tutto impercettibilmente a ballare sul serio, si entra cioè nel movimento ed è un qualcosa di molto differente dal ripetere i movimenti giusti….ci si dimentica di tutte le istruzioni non si è più consapevoli dei singoli passi, uno per uno, si cambia modalità, da uno stato si passa ad un flusso e si entra quindi in un’altra consapevolezza: quella di colui che balla : Fred Astaire, Ginger Rogers...., in architettura la Casa danzante dell’architetto Ghery a Praga.
lunedì 15 novembre 2021
I QUESITI DELLA SUSY
L’ho detto in precedenti articoli : sono attratto da tutte quelle parole che vengono qualificate dal prefisso “Super” : il Super uomo di Nietzsche, ma anche quello del fumetto USA che ai miei tempi noi ragazzini conoscevamo come Nembo Kid, la benzina di Mattei Supercortemaggiore, la Supercazzola del film Amici miei, le super Stringhe della più avanzata e promettente fisica quantistica, la cui armonia va intesa in una super simmetria e ovviamente un Super Universo, che le comprende ma comprende anche un numero elevato di mondi per non dire infiniti, un po’ a somiglianza di quegli insiemi infiniti che caratterizzano l’inconscio dello psicoanalista cileno Ignacio Mattè Blanco, mondi che, chissà come , chissà quando, potremmo anche percorrere sulla scia di quell’integrale sui cammini che il fisico Richard Feynman ideò nel lontano 1948.
venerdì 5 novembre 2021
PIU' KOJEVE CHE HEGEL
Il punto è che
Kojève, come aveva tra le righe indicato quel famoso mio antico professore, tira fuori dalle sue elucubrazioni sulla
fenomenologia dello Spirito di Hegel, un’epopea. Pensa alla lotta e al lavoro
come princìpi-chiave che Hegel avrebbe estratto dalla vita per far nascere
l’essere umano. La lotta e annessa vittoria del Signore la chiama antropogenesi. È l’inizio,
il vero inizio della storia. Il resto è noto: il servo lavora, il signore
comanda. Il servo prende confidenza con la realtà, il signore la perde. Il
servo si appropria dei mezzi di produzione, impara infine a lottare e fa la
rivoluzione. Stravince e fa lo Stato finale – Kojève lo chiama «universale e
omogeneo», pensa a Napoleone e alla Rivoluzione Francese quando commenta Hegel,
pensa a Stalin quando proietta sul contemporaneo. Pazienza per le purghe.
L’obiettivo è lì, a portata di mano: cittadini tutti uguali, che si riconoscono
e agiscono in base a un principio di equità. Fine della storia.
Ma conta anche quel
che è stato in mezzo. Conta, prima e dopo il lavoro, la lotta. E qui Kojève
vede Hegel sotto una lente strana, mai vista prima. Punta tutto sul Desiderio –
mette sempre la maiuscola, un profluvio di maiuscole. Il desiderio del
desiderio dell’altro: ecco il segreto, il motore della dialettica e della
storia. Perché chi perde dimostra angoscia, dimostra mera animalità,
attaccamento alla vita, non vi istituisce un rapporto negativo – vi aderisce e
basta. Invece chi vince – chi ha l’Autorità, è colui che ha dimostrato di non temere (non avere angoscia) la morte in
battaglia, ma di volere impiantarsi nella mente altrui come un «valore» a sé:
volere essere riconosciuti come
valore autonomo. A generare l’autonomia, a generare l’uomo è una «lotta a morte
di puro prestigio».
Kojève vede Hegel sotto lenti speciali, d’impianto recente: Marcel Mauss col suo Saggio sul dono, dove aveva fissato lo spreco come costante antropologica nella rivalità tra capi-tribù - Carl Schmitt, col suo amico-nemico – prelude però allo spettacolo banale che più banale e pittoresco non si può quel Dr. NO capo della Spectre contro cui si batte James Bond , visto come sorta di condensato di tutti i magnati che oggi si disputano l'arena del mondo
Prelude, come fatto cenno, anche al deterioramento estremo, senza qualità di Popper e il pragmatismo Sorioriano, riassume di getto tutte le produzioni fanta/distopiche dei vari Orwell, Huxley, Breadbury, Dick, Matheson e proprio come sequel dei film di James Bond sempre con un Dr.No interpretato da un nuovo sgradevolissimo interprete a tutta una serie di innumerevoli filmetti e serie televisive recentissime, Quella scena dell’incontro Hegel-Napoleone appare quindi emblematica di un confronto un crudo confronto bellico, dove sono in gioco dominio e obbedienza, minaccia e sottomissione. E questo, proprio questo, sarebbe specificamente politico, un politico asservito a pochi pochissimi, in una società oramai senza storialunedì 1 novembre 2021
SUPER-TUTTO
L’attuale distopia mondiale che da oramai 20 mesi ci opprime ha prodotto nella gente tutta una serie di sconvolgimenti, che nel mio caso si sono appuntate su differenti modalità di conoscenza e comportamento. La prima più vistosa e permeante è quella di una sorta di “eterno ritorno”, con tanto di implicazioni più mitiche ed emozionali che storiche, alle idee, convinzioni e anche passioni della primissima giovinezza, quasi infanzia (14-17 anni) ovvero una visione filosofica di destra, estrema destra, reazionaria e aristocratica, a volte anche esoterica, che specie ora fattomi più grandicello(inverti quel 17 e aggiungici anni qualche altro anno : 71 + 2 ) e arricchita di più di uno specifico all’impostazione originaria (filosofia, psicoanalisi, calcolo infinitesimale, fisica quantistica, pragmatica comunicazionale) si compiace di una aggiunta del prefisso “super” ad ogni sua manifestazione : SUPER DESTRA quindi e non estrema o altra definizione (meno che mai fascista), ma proprio quel “super” tanto diffuso proprio negli specifici di mio maggior interesse e dedizione - il famoso Super-io della psicoanalisi da me arricchito da un contrastante Super-es, per chiudere lo schema della seconda topica freudiana quella di Al di là del principio del piacere fondata sulla scoperta della pulsione di morte, il Super attribuito alle stringhe in fisica quantistica, ipotizzate da Gabriele Veneziano nel 1968 e quindi la Super Simmetria che, qualche annetto più tardi, va a comporre la sconvolgente M-Theory (Susskind-Greene-Witten), per intenderci quella che pone l’affascinante ipotesi dei multi universi, quindi il Super uomo di Zarathustra , ovvero Nietzsche con Schopenauer da sempre uno dei filosofi da me prediletto, ancora il Super man del fumetto che però ai miei tempi era stato italianizzato in Nembo Kid (anni cinquanta) , le Super Nove della fisica astronomica, financo la benzina SuperCorteMaggiore, col suo cane a sei zampe che incanalava la mia scelta di rifornimento anche per via dell’associazione con un personaggio come Enrico Mattei da sempre uno degli uomini d’azione da me più stimati. Super destra di recupero quindi, recupero dopo tanti anni anche di quella istanza politica, che dopo la uccisione di Kennedy nel novembre 1963 e la sconfitta di Barry Goldwater nelle elezioni del novembre 1964 era stata negletta e aveva portato ad una pronunciatissima e diffusa indifferenza di tale istanza ( a mò della demondizzazione professata da Carl Gustav Jung) anche per non incorrere in quella sindrome di Mephisto esposta da Klaus Mann nel suo famoso romanzo che ha contaminato la quasi totalità della intellettualità e anche artisticità di tanti illustri esponenti in relazione ieri al Fascismo, Nazismo e regimi dittatoriali in genere, oggi, e c’è da dire con ancora maggiore diffusione e partecipazione, rispetto alla distopia in atto del potere economico e finanziario con l’avallo incondizionato di tutta la mentalità cosidetta di sinistra. Un’altra componente di scoperta indotta dall’attuale cattività è stata quella di una profondissima revisione di tutto il fenomeno della storia, intesa nel senso proprio di una storiografia, laddove galeotto e’ stato il ritrovamento di un vecchio libro che parlava della campagna d’Italia del 1796/97 del Generale Napoleone Buonaparte : un saggetto di uno storico molto poco conosciuto Guglielmo Ferrero che con dati alla mano e profonda conoscenza elencava dati e battaglie di quella campagna dove veniva fuori senza ombra di dubbio che tutte le strombazzate vittorie sul territorio italiano altro non erano state che dei veri e propri falsi, marchiani errori dell’inesperto generale che aveva avuto il comando dell’Armata solo per “meriti di letto” avendo sposato Josephine Beauharnais l’ingombrante amante del più influente membro del Direttorio Barras, errori tattici e strategici rimediati sul campo di battaglia solo dalla perizia dei suoi Generali sottoposti, ma molto più esperti, ovvero soprattutto Massena, ma anche Augereau e Serurier e sostenuti da un Piano studiato dal Direttorio gia’ dal 1795 e commissionato a uno stuolo di Generali, di cui Buonaparte faceva parte parte, ma che di certo se non avesse ottemperato ai desideri di Barras di togliergli dai piedi l’amante , mai più ne sarebbe stato incaricato di eseguire; piano si badi bene dal quale Napoleone non si discosterà in nessuna delle sue indicazioni (in questo Ferrero fornisce delle prove inconfutabili) cambiate solo da eventi inaspettati e spesso fortuiti, tipo la defezione e resa del Piemonte che in verità non aspettava altro che togliersi dall’alleanza con l’Austria o tipo la piena adesione di Napoleone alle teorie piuttosto rivoluzionarie di un ufficiale di qualche decennio prima Guibert che propugnava una guerra senza orpelli tipo magazzini, salmerie, artiglierie pesanti, improntata alla massima rapidità d’azione e soprattutto al principio di una guerra che si alimentava da se’ , ovvero rifornirsi tramite razzie, saccheggi, un po’ a somiglianza delle compagnie di ventura di trecento quattrocento anni addietro. Una teoria controcorrente alla concezione stanziale dei grandi eserciti del recente passato, quella per interderci del Principe Eugenio di Savoia ed anche di Federico il Grande, teoria di cui uno dei sottoposti dell’Armata d’Italia il Generale Serurier era uno dei maggiori esperti e in tal senso aveva catechizzato Napoleone, di cui, in questo bisogna convenirne, il giovane Generale fu un esecutore esemplare, come d’altronde la condotta delle operazioni soprattutto della seconda fase della campagna, dopo gli scontri sul Mincio e le proditorie violazioni di neutralità della Repubblica di Venezia e altri Statarelli, dimostrarono in maniera lampante .
ETICHETTE CHE CAMBIANO
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