"ma tu lo sai Mario che se non ci fosse stata la Grande Pandemia di peste del 1348, non avremmo avuto ne' Umanesimo, ne' Rinascimento, quindi niente Petrarca, Brunelleschi, Bramante, Michelangelo e neppure niente Bernini e Borromini e con tutta probabilità non ci sarebbero state le straordinarie scoperte scientifiche del quattrocento e neppure la scoperta dell'America. Alla luce delle mie ri-letture di questi ultimi tempi (si !!! ri-letture più che nuove, che alla fin fine risultano molto più promozionali per la conoscenza, stante quel confluire in esse di tutte le informazioni e anche esperienze acquisite nel corso del tempo, che vengono come assorbite in una nuova, diversa e molto più esaustiva comprensione d’assieme) , sono andato ripensando con un misto di sorpresa ed entusiasmo alla tesi presentatami da Manfredo Tafuri, insegne critico architettonico in una cena in casa di Sandro Rapisarda suo cognato, diciamo intorno al 1971.Quasi di prammatica che tale ripensamento sia stato innescato più di un anno fa agli inizi della ancora in corso, farsa di nuova pandemia completamente inventata e talmente diretta dalla manipolazione dei mass media e da un terrorismo di stampo mediatico/sanitario che non ha neppure avuto bisogno di una grave malattia e di un riscontrabile numero di morti, e difatti l’ho anche riportato un articoletto su tale tema su questo stesso blog, magari nella sottesa speranza che avessimo da attenderci un qualcosa di simile oggi (insomma un aggiornamento del famoso libro di Roberto Vacca Il Rinascimento prossimo venturo scritto ottimisticamente a contrappunto del precedente saggio del 1970 che invece era piuttosto fosco (il Medioevo prossimo venturo); ma ecco che proprio in questi ultimi giorni c’è stata la ri-lettura del libro di Julius Evola “Rivolta contro il mondo moderno” che ha completamente ribaltato i termini della questione o meglio della “profezia/contestazione” e di cui il presente articolo è il seguito di altri precedenti tre tutti con il medesimo soggetto, tutti riportati sul blog Lenardullier. Come ho precedentemente osservato la tesi di Tafuri risente del punto di vista artistico/architettonico, dove tutto il fenomeno del classicismo (Umanesimo-Rinascimento-Barocco e Neo Classicismo) viene visto nei suoi effetti sullo spazio urbano e sulla sua vertiginosa modifica, che si poneva come sostituto di un precedente modo di intendere tale spazio, quello della successione delle esperienze Romanico/Gotiiche che facevano leva sulla trasmissione corale dell’esperienza singola a livello delle svariate manovalanze spesso e volentieri identificabili in una intera comunità cittadina, con un manufatto altamente simbolico e rappresentativo : la Cattedrale. Quasi sequenziale quindi il principio di correlare una nuova modalità di intendere lo spazio urbano non più corale, ma individuale e con ricorso a strumenti normativi del fare edilizio, ad una epidemia che con un tantino di esagerazione si dice abbia fatto 20 milioni di morti e quindi individuava nell'emergenza di un mondo spopolato appunto da tale epidemia o meglio “pandemia” proprio come si è tornato a dire oggi a proposito della più banale delle influenze l'epidemia , l'abbandono del'esperienza della varie manovalanze, ed il ricorso invece ad un codice di pronta applicazione, quale quello desunto da una serie di ritrovamenti archeologici di antiche pratiche costruttive (un esempio classico il De re aedificatoria di Vitruvio riproposto da Leon Battista Alberti, uno dei massimi interpreti e codificatori del nuovo codice)che potessero uniformarsi al pronto impiego nelle varie occasioni progettuali, nell'ambito sopratutto cittadino (una piazza, una strada, un edificio pubblico, una chiesa, una cupola etc) di cui tra l'altro se ne potevano misurare le correlazioni di impatto urbano grazie alla scoperta dello strumento tecnico della prospettiva. Un codice quindi tratto dall'antico , piegabile alle nuove esigenze emerse dal ripensamento del mondo dopo la grande tragedia, la cui efficacia e validità riposava nell'essere appunto una sorta di pellicola (l'ordine Jonico, Dorico, Corinzio, la trabeazione, il capitello, l'arco, la cupola etc) da applicare alla bisogna e da non sottoporre ad eccessiva verifica, pena la perdita di questa straordinaria valenza di pronta adattabilità ad ogni circostanza,tra l'altro come abbiamo osservato, perfettamente prevedibile grazie alla prospettiva che poteva applicarsi a livello di ciascun manufatto - esemplare la vicenda artistica di un Filippo Brunelleschi che praticamente ha un esempio per ogni tipo edilizio (dalla più famosa Cupola, ad una piazza, una chiesa, una via , un ospedale) ma che troverà anche un esemplificazione a livello di un solo artista per una intera città ovvero il Rossellino per la Pienza di Papa Pio II Piccolomini e il secolo dopo, l'Addizione Erculea di Biagio Rossetti a Ferrara. All'epoca (1971) trovai tale teoria entusiasmante, e tale è rimasta giustappunto fino ad un paio di mesi fa, quando la la ril-lettura del saggio, oramai più volte menzionato “Rivolta contro il mondo moderno” di Julius Evola ha di nuovo cambiato i termini della riflessione (eh si! a questo punto dobbiamo chiamarla così: riflessione), ponendovi un meccanismo tipico dell’esperienza narcisistica a contatto con l’infinitesimale del cammino mentale del soggetto che ha il suo confronto giustappunto con lo specchio che riflette la propria immagine e quella contestuale, ma vi sottende anche la sua ultima, estrema possibilità quella del suo annichilimento come giustamente osservò Freud in “Al di là del principio del piacere” postulando la pulsione di morte. E’ inquietante pensare che a monte della Grande Pandemia del 1348, cui sarebbe da addurre quel cambiamento epocale individuato da Tafuri sotto l’aspetto artistico/architettonico e che potrebbe avere tante associazioni con questo nuovo cambiamento epocale (oggi è chiamato Great Reset), della pandemia addotta da questo fantomatico corona virus; ci sono ieri come oggi determinati fattori socio/economici che ne influenzano l’andamento: assolutamente esagerato il numero dei morti del XIV secolo, oltre 20 milioni (oggi non c’è bisogno di tali più o meno gonfiati riscontri, perché sono sufficienti i cosidetti Mass Media che infischiandosene di correttezza, verità e obiettività si prestano a qualsivoglia mistificazione e manipolazione di fatti e di dati, e quindi basta loro spargere la paura e servirsi di volenterosi mazzieri” scelti tra le classi più ignoranti e infime per spargere quello che determinate classi dominanti vogliono), comunque più che il numero dei morti , va analizzata al dettaglio la situazione che consentì al morbo di svilupparsi : tra il X secolo e gli inizi del XIV si assistette in Europa a una lenta ma costante crescita della popolazione, che arrivò a raddoppiare in Francia e in Italia e addirittura a triplicare in Germania. Ciò fu favorito da una stabilizzazione delle strutture politiche che portò maggior sicurezza e a un periodo di clima mite, conosciuto come periodo caldo medievale. L'economia prosperò: dopo secoli le vie di comunicazione tornarono a essere mantenute in efficienza e così gli scambi commerciali fiorirono spingendosi fin verso il Mar Nero e l'impero Bizantino. All'inizio del Trecento molte città europee contavano oltre diecimila abitanti, alcune arrivarono ad averne anche 10 volte tanto; in Italia Milano aveva una popolazione di circa centocinquantamila anime, Venezia e Firenze centomila, Genova sessantamila, mentre Verona, Brescia, Bologna, Pisa, Siena e Palermo si fermavano alla comunque ragguardevole cifra di circa quarantamila cittadini. Ma coi primi del '300 , quasi all'improvviso si ebbe un generale peggioramento del clima, passato poi alla storia come “piccola era glaciale”, la produzione non riuscì più a soddisfare la domanda. Tra il 1315 e il 1317 l'Europa fu investita da una grande carestia, come non ne accadevano da tempo che in alcune città, in particolare del nord, portò alla morte del 5-10% della popolazione. Altre carestie si succedettero negli anni seguenti, si ricordano quelle del 1338 e del 1343 che interessarono maggiormente l'Europa meridionale. Tra il 1325 e il 1340 le estati furono molto fresche e umide, comportando abbondanti piogge che mandarono in rovina molti raccolti e aumentarono l'estensione delle paludi esistenti. Già nel 1339 e nel 1340 vi furono epidemie, si suppone prevalentemente di infezioni intestinali, che provocarono nelle città italiane un deciso aumento della mortalità. Ad aggravare ulteriormente la situazione, nel 1337 tra il regno di Francia e il regno d'Inghilterra scoppiò un conflitto destinato a durare oltre un secolo. I contadini, impauriti dalla guerra e non più in grado di sopravvivere con gli scarsi prodotti dei loro campi, si riversarono nelle città alla ricerca di sussistenza, andando a creare insediamenti sovrappopolati dalle condizioni igieniche assai precarie, con cumuli di rifiuti giacenti a marcire per strada e assenza di fognature, con rifiuti organici versati direttamente in strada da finestre e balconi. È questo il quadro nel quale, nell'ottobre 1347, la peste, comparsa nei porti del mar Mediterraneo, trovò le condizioni ideali per scatenare una pandemia, inverazione ante litteram dell'assioma di Bernard "il microbo è niente, il terreno è tutto", che ovviamente non ebbe nessun credito e non perchè fosse un qualcosa di molto successivo, ma proprio perchè, ieri come oggi è sempre convenuto ai poteri dominanti trovare il colpevole, il nemico, all'esterno e non all'interno di se' : infinitamente più conveniente incolpare un povero topo, una pulce, un pidocchio, magari un pipistrello della pestrilenza che andare a ricercarne le cause nella compromissione del sistema ambientale per cause diciamo così procedurali: una carestia con conseguente inurbamento, degrado delle misure igieniche anche per guerre, conflitti, assedi, sovvertimento delle normali misure di controllo ambientale, etc. La denominazione di "PESTE NERA" contribuì non poco a terrorizzare l'immaginario collettivo, incrementando con la paura la mortalità, che quando era solo peste bubbonica aveva una incidenza di mortalità minima; difatti le pseudo devastanti conseguenze demografiche, furono dovute alla seconda fase del morbo, al suo trasformarsi da affezioni cutanee, causate dalla sovrappolazione e dal crollo delle misure di igiene, ad affezioni delle vie respiratorie (bronchiti, polmoniti, broncoplmoniti adenomi e carcinomi di tutto l'apparato respiratorio) ovvero classiche affezioni, che colpiscono bronchi e polmoni dovute ad un solo motivo : la paura come giustamente rileverà e rivelerà, sul finire del millennio il Dottor Hamer. La popolazione in cerca di spiegazioni e rimedi, come detto, prima incolpò pulci, ratti e quant'altri animali considerati sudici e sporchi, non arrivando alla comprensione che non sono tali animali in quanto sporchi che attraggono il male, quanto un ambiente sudicio e sporco che attrae tali animali, di poi arrivò a ritenere responsabili del contagio determinati gruppi di persone come gli ebrei, dando luogo a persecuzioni e uccisioni; molti attribuirono l'epidemia alla volontà di dio, per punire una umanità colpevole.Terminata la grande epidemia, la cosidetta peste continuò comunque a flagellare la popolazione europea, seppur con minor intensità, a cadenza quasi costante nei secoli successivi, per quasi scomparire nel XVIII secolo, ma ripresentarsi magari con altri nomi in tempi più vicini e riesplodere improvvisamente oggi in pieno terzo millennio, con le medesime peculiarità: una affezione delle vie aeree dell'individuo, ovvero sempre il tema della paura, irrazionale paura che non si chiama più "peste" ma "virus" avvalendosi di tutta una serie di imposture di un mediconzolo di metà ottocento Louis Pasteur, che ribadì a beneficio delle nascenti lobbies farmaceutiche e multimiliardari (Rockfeller-Rotschild-Carnegie, etc) che le finanziavano, la pericolosità di animaletti microscopici come responsabili delle malattie (i batteri e funghi al posto di pulci e ratti) ed ipotizzando un qualcosa di ancora più piccolo, il virus, un semplice flatus vocis, tanto che nessuno a tutt'oggi è mai riuscito a vederne uno in terreno, malgrado i più avanzati microscopi elettronici a scansione, ma solo a fornirne una supposta elaborazione computerizzata in vitro, un pò a somiglianza con le ricerche più recenti della fisica quantistica che hanno ipotizzato delle infinitesimali "stringhe" a sugello di componente fondamentale di tutta la materia. Ieri la peste , oggi il virus: niente di nuovo sotto il sole, c'è sempre qualcuno che cerca di indirizzare a proprio piacimento la nostra vita, facendo leva sulla paura e su parole che questa paura fomentano. Cosa c’è di simile, di ricorrente, tra ieri ed oggi????. Carestie e guerre non dovrebbero oggi avere un impatto simile a quello della metà del ‘300 od ancora del “seicento o “ottocento, semmai l’ultima occasione potrebbe essere stata quella della cosidetta “epidemia spagnola” del 1919-20 che fece seguito ad un periodo che per molti versi potrebbe essere equiparato ai secoli passati : la Grande Guerra durata ben 4 anni e mezzo: ma qui cade per semplice dato statistico l’enorme esagerazione della quantità di mortalità della pestilenza, sulla cui stima si va dai venti fino ai cinquanta milioni di morti: un dato che di solito è usato a mò di spauracchio per impressionare gli ignoranti e quindi il grosso dell’opinione pubblica è quello di strombazzare “sono morti in un anno più persone di spagnola che tutti i combattenti di ogni Paese belligerante in cinque anni” eh bhe !?... è naturale che sia così, basta attenersi ai dati e ai corretti indici referenziali di un elementare sondaggio statistico: quanto sono i reparti combattenti di un dato Paese in guerra ? : il 2 -3, massimo 4% della popolazione totale, ebbene moltiplica questo dato di mortalita' per i 4 e anni e mezzo della guerra, non otterrai mai il numero di morti di una popolazione presa per il suo 100% di un solo anno. Come si vede quindi la statistica è una scienza con cui puoi dire tutto e il contrario di tutto, basta usare un certo indice di riferimento, ed è proprio questo quello che fanno gli impostori dominanti di oggi, ma anche di ieri : il fine è sempre e ed esclusivamente i loro sporchi interessi
Una siffatta analisi, come ho fatto cenno, è stata per me coeva alle prime scellerate iniziative in merito a questa risibile pandemia, ma ora dopo la lettura del libro di Evola, si appunta alla accreditata credenza che quanto originato dalla prima terribile pandemia della nostra civiltà occidentale quella appunto del trecento, sia stato l'innesco per l'inizio di un qualcosa di epocale e di meraviglioso nel contempo: l'Umanesimo, il Rinascimento, Petrarca, Brunelleschi, la Firenze dei Medici, la Roma di Michelangelo e su fino a Bernini, ivi compreso tutto il fiorire di arte e conoscenza di ben quattro secoli ('300-'400-'500-'600) . Bhe! per Evola non è così, anzi è l'esatto contrario ed io comincio a trovarmi di pieno accordo "si vuole che la Rinascenza" dice Evola nella seconda parte del suo saggio, quella prettamente storica "in molti aspetti sia stata una ripresa della civiltà antica, riscoperta e riaffermata contro il tetro mondo del cristianesimo medioevale, ma questo è motivo di un grosso equivoco, Umanesimo e Rinascimento non ripresero che forme decadenti, non quella delle origini che erano compenetrate da elementi sacrali e superpersonali" Mettetevi un attimo nei miei panni, a 73 anni suonati dopo studi di laurea in architettura, in psicologia, una prassi consolidata di esperto di arte e una esperienza non certo superficiale di psicoanalisi ed anche di tecniche di pragmatica comunicazionale (Palo Alto Bateson, Haley, Watzlavitch) e di PNL degli inizi (Bandler e Grinder) su fulgido esempio del Milton Model (Milton Erickson), mi ritrovo dopo 57 anni a fronte di codesta ri-lettura che mette in crisi tutto il mio consolidato sistema di riferimento conoscitivo: il Classicismo come difetto, anzi come caduta e al contrario il medioevo come esaltazione, ecco mi torna in mente la faccia un pò mefistofelica, ma bonaria e sopratutto la voce cavernosa di Roberto Vacca altro mio occasionale maestro con il quale ebbi una lunga discussione sui due suoi libri "Il medioevo prossimo venturo" e "il Rinascimento prossimo venturo" dove il primo era visto in termini negativi, il secondo positivi. Ora con questa "ri-lettura" anche quelle due letture dovevano essere totalmente ribaltate, così come tutto del mio "supposto sapere"...mio e, diciamo, di tutta quella parte di umanità, cui la nuova modalità di apprensione inaugurata da questo motivo "es-terno" della mistificazione di non un un "evento", ma di un "inventato" dovrebbe chiamare a raccolta, per non consentire che il sonno della ragione finisca di evocare mostri .