mercoledì 26 giugno 2024

LE PAROLE DEL MAESTRO: "LA DEMONIA DELL'ECONOMIA"

 

nel libro di cui a fianco Julius Evola  parla espressamente di " DEMONIA DELL'ECONOMIA" nel senso  che essa esprime  l'idea che  nella vita sia individuale che collettiva,  la cosa di gran lunga piu' importante, addirittura fondamentale,  e' il fattore economico e rappresenta qualcosa di normale e ottimale  e non la piu' grande aberrazione dell'uomo. "siffatto carattere di sovversione " dice Evola nelle pagine del suo saggio "e' presentato tanto nel marxismo quanto dal suo apparente antagonista, il capitalismo: E' l'assurdo  peggiore di quello di chi oggi presume di rappresentare  una "destra"  politica  senza uscire dal circolo buio e chiuso  della "demonia dell'economia, entro cui sia il marxismo che il capitalismo , insieme ad una serie di gradi intermedi, si muovono. Ecco qui Evola centra ancora una volta il problema di fondo sul quale mi sono sempre  battuto che comunismo e capitalismo, magari per quest'ultimo usiamo il termine piu' filosofico di liberismo, siano in sostanza le due facce di una stessa medaglia. Evola rincara la dose e ci avverte "cio' (le due facce di una stessa medaglia) dovrebbe essere tenuto ben fermo da chi oggi si schiera contro le forze di sinistra :  nulla   e' piu' evidente che il capitalismo moderno e' sovversione quanto il marxismo - identica  e' la visione  materialistica della vita che e' alla base dell'uno e dell'altro, identici  qualitativamente  sono gli ideali di entrambi, identiche sono le premesse legate ad un mondo il centro del quale  e' costituito dalla tecnica, dalla scienza, dalla produzione, dal rendimento  e dal consumo. Finche' si parla solo di classe economiche,
di profitti, di salari, finche' si credera' che il vero progresso umano sia correlato ad un particolare sistema di distribuzione della ricchezza e dei beni di consumo e che in genere esso abbia a che fare  con la ricchezza o la indigenza, non sia sara' neppure sfiorato l'essenziale di una giusta, corretta e libera condizione di vita. Il punto di partenza   dovrebbe essere  invece la negazione recisa  del principio formulato dal marxismo, e tutto sommato perfettamente accettato dal liberismo, che riassume l'insieme della piu' perversa delle sovversioni ovvero che "l'economia e' il nostro destino", si deve invece affermare senza mezzi termini che tutto cio' che e' economia, commercio, profitto, interesse, mercati e unico valore circolante quello di scambio,  l'umanita' restera' imbrigliata in una condizione  servile, subordinata appunto a questi meccanismi di scambio tra le funzioni di servo e padrone in una ottica sempre e solo bottegaia, dove come detto l'unico valore che conta e' quello di scambio di prodotti economici all'insegna della deificazione del denaro, mentre tutti i valori che un tempo prima dell'avvento dell'era mercantile (o bottegaia) si scambiavano,  quali tradizione, lealta', onore, dignita' gerarchia, comando, imperium, sono inesorabilmente adombrati quando non addirittura cancellati. Mi accorgo di cambuare un po' le parole del  Maestro, piccole correzione, qualche termine sostituito, ma quello che non viene meno e' di certo lo spirito, il senso dell'intero discorso, che appunto ci   impone di non fare alcuna sensibile distinzione tra comunismo e liberismo, giustappunto due facce di una stessa medaglia. "Dov'e' che al giorno d'oggi..." ! si domanda Evola "...si combatte la giusta battaglia? Quistione sociale e problema politico  stanno perdendo  sempre piu' ogni significato superiore per definirsi sulla base delle condizioni  che vengono assolutizzate e sciolte da ogni piu' alta esigenza.  Il concetto di  giustizia lo si riconduce  all'uno o all'altro sistema di distribuzione  dei beni economici, il concetto di civilta'  lo si misura con quello di produzione  e di questo non si sente che parlare : lavoro, rendimento, classi economiche, salari, proprieta' privata, rivendicazioni. Per gli uni e per gli altri  sembra davvero non esistere null'altro al mondo. Per il marxismo magari qualcos'altro esiste, ma solo a titolo di sovrastruttura,  dalla parte opposta  si ha un maggiore
pudore ad esprimersi in termini così drastici ma di fatto l'orizzonte non e' poi così differente : lo standard e' sempre quello economico, l'interesse centrale e' sempre l'economia, l'unico valore circolante rimane il valore di scambio. Tutto cio' attesta una vera e propria patologia della civilta', per cui quello che veramente si necessita  e' di un mutamento radicale di attitudine , respingere fermamente  ogni premessa materialistica  e fare ritorno a quella tradizione laddove il fattore economico abbia solo un carattere accessorio e di marginalita' nel contesto di una societa' davvero libera. Non quindi il valore di questo o quel sistema economico  deve essere messo in discussione, ma quello dell'economia in genere come scienza  teorica e prassi politica. Se ne deduce  che  la stessa antitesi di tipo hegeliano tra capitalismo, o meglio tra liberismo  e comunismo va relativizzata e considerata come pseudo antitesi;  l'antitesi vera riguarda piuttosto un sistema nel quale l'economia e' sovrana  e un sistema nel quale essa   ha un ruolo  marfinale rientra in un ordine dove ben altri sono i valori di fondo.

mercoledì 19 giugno 2024

POST MODERNISMO : IL PEGGIO DEL PEGGIO

 

Forse c'è un termine, una parola che puo' riassumere tutta la repulsione, tutto il disgusto per i tempi di oggi. questa parola e'  "post modernismo".che e' una vistosa imposizione aggressiva dell'ideologia liberale di estrazione "bottegaia" ..(non mi stanchero' di utilizzare la parola  "bottegaia"  come  espressione della mentalita' mercantile di stampo anglosassone e che ha trovato  la sua inverazione piu' assoluta  nell'iperconsumismo americano, che qualcuno gli ha dato la dicitura di turbocapitalismo.) Gli americani non si sono limitati a raccogliere il testimone della bottegaia Inghilterra che per piu’ di tre secoli aveva spadroneggiato per il mondo forte dei suoi commerci e del suo motore : il denaro - hanno con il loro avvento, dopo la seconda guerra mondiale, al vertice del potere mercantile, commerciale, e tecnologico, affinato metodi e modalita’, sviluppando la cosidetta “guerra della rete” ovvero una guerra condotta non solo in termini di mercato e di valore di scambio, ma di una informazione globale , basata su di uno spregiudicato uso giustappunto della nuova rete informatica globalizzata e della risonanza dei cosidetti “media”, e cioe’ giornalismo, televisione, pubblicita’, social e computer, tutti aggiogati al carro dell’iperconsumismo del neo-liberismo, ( o probabilmente piu’ attinente la definizione Duginiana di post-liberismo). Contro questo post-liberismo di oramai gretta individuazione statunitense che si e’ imposto come comun denominatore di tutto il mondo occidentale, qualificandosi come iper modernismo,si erge l'uomo differenziato nella tradizione. Ecco perche’ ogni possibile conservatorismo da parte di una sia pure esigua minoranza dovra’ sempre estrinsecarsi in un perentorio “NO !” al modernismo, e dovra’ sempre riferisi ad una tradizione, anche se non espressamente manifesta nel contesto della realta’ circostante.  Si riconosce subito quell’individualismo differenziato espresso dal grande e ovviamente ostracizzato dalla cultura modernista vigente,
filosofo Julius Evola in special modo nel suo saggio “Cavalcare la tigre” ovvero una sorta di manifesto di un “tradizionalista senza tradizione “. E’ questo tradizionalismo l’unico atteggiamento perseguibile appunto dall'uomo che non si riconosce in nessun aspetto del post modernismo. ma cio’ nonostante si affida al piu’ totale e assoluto rifiuto di qualsivoglia parametro della Societa’ attuale, che dopo aver esaurito il moderno gia’ da mezzo secolo a questa parte e’ oramai in quella fase di post modernismo che non esprime null’altro che negativita’ e nefandezza. La parola d’ordine di tale atteggiamento, che ha i suoi araldi in pochi personaggi di cultura e spessore: Evola in prima istanza, ma anche Guenon, Eliade, Cioran, Drieu de la Rochelle, Ezra Pound, Heidegger, Schmitt, Jungher. Spengler in una qualche maniera Freud, Jung, Pauli, Heisenberg, Schrodinger e piu’ recentemente, Matte’ Blanco, De Benoist, Freund, Dugin, persino i nostri Agamben e Cacciari: “IL MODERNO E’ IL MALE, IL POST-MODERNO E’ IL PEGGIO". Ribadiamo che l’uomo differenziato di Evola ovvero il tradizionalista senza tradizione, deve trovare all’interno di se (in-sistere) i motivi piu genuini per opporsi con tutte le sue forze al mondo di oggi post-moderno che propugna solo motivi di interesse e profitti (ex-sistere) , in sostanza deve fare una sorta di calcolo infinitesimale del tutto simile a quello che fece Leibniz rispetto a Newton , tradizionalmente indicati come i due ideatori di tale procedimento matematico: preferenziare quella “vis viva” interna indicata dal primo in opposizione al secondo che la ricercava invece all’esterno nelle leggi e cose del mondo, e farlo assumendo numeri del campo reale ma con connotazione negativa, identificandoli con mancanze, debiti, interruzioni, distruzioni e facendoli tornare positivi ma con connotati immaginari, tramite proiezioni per stabilire quindi un nuovo registro, giustappunto quello dell’immaginario dove possono rientrare le nuove interpretazioni di un mondo che non sia quello che ci si presenta oggi con caratteri di quasi esclusivita’ e che e’ stato recentemente in grado di imporre un vero e proprio fermo alla ragione, alla liberta’, ad una umanita’ che non si e’ ancora fatta irretire dalla paura e che appunto deve trovare la sua “proiezione immaginaria” per uscire dal tunnel della post modernita’ che non solo ha dimenticato la tradizione (compito eseguito questo gia’ dal moderno) ma la vuole del tutto annichilire in nome di una feticizzazione estrema del movente economico per una debacle di ogni traccia di umanita’ e l’affidamento assoluto ad un nichilismo fatto di merci, di mercato, di denaro e della loro proiezione sotto veste virtuale ed informatica (paradossalmente un netto processo inverso di quello che deve fare l’uomo che si differenzia nella tradizione). Sotto il profilo meno individuale, ma piu' collettivo, si potrebbe fare proprio la controversa ed anche abbastanza navigata teoria dell'unione eurosiatica rivisitata e elaborata recentemente da Aleksander Dugin  in ispecie nei suoi  due saggi 

  "La quarta teoria politica"  e "La teoria del   Mondo multipolare", perche' dismettendo quella "ubris" che fino a pochissimo tempo fa , prima che questa distopia recente , mi svegliasse dal mio sonno dogmatico a proposito dell'occidente, (risibile no? una pandemia equiparata a Hume!) vado anche io alla ricerca di una nuova direzione in cui incanalare il mio desiderio di liberta' , di giustizia, di vera umanita' e magari scoprire un nuovo Eldorado non fatto di oro come equiparazione di beni materiali, ma di quel vero purissimo oro di cui erano intessuti i tempi che nessuno e' mai riuscito a raccontare, se non come Mito, un Mito dell'eterno ritorno a cui tutto sommato un tradizionalista senza tradizione, scandita da precise metafore, deve sempre tendere: una Eta' dell'Oro per una tradizione che la coscienza umana non e' ancora riuscita a condensare, e che puo' solo intenderne un senso trascinando il suo significante che e' sempre altrove, sempre un tantino piu' in la' o un pochino piu' in qua, perche non e' una metafora : e' una metonimia e a parlare non sono piu' gli uomini, ma gli dei o perlomeno l'idea che di tali dei, se ne e' costruita la mente umana. Tre sono i principi di questa, diversa e nel contempo antica, visione politica, che potrebbe davvero rappresentare l'oro sociale e politico di un diverso Eldorado: il primo e' ovviamente costruire questo nuovo mondo dove ci sia l'accettazione di tutti i punti di vista delle diverse civilta' mondiali e non preferenziarne una a scapito delle altre, così come ha fatto la odiosa mentalita' bottegaia inglese, e hanno ulteriormente accentuato gli iper consumisti Stati Uniti con l'avallo di una iper tecnologia. Tra le varie civilta' mondiali una particolare rilevanza assume lo spazio post sovietico che costituisce il nerbo di una futura unione euroasiatica e questo rappresenta il secondo principio, cui ovviamaente Dugin assegna una rilevanza speciale, ma a cui le forze migliori di una certa Europa (di certo non quella della UE) ammaestrati dal totale fallimento della cosidetta civilta' europea ( perlomeno dal seicento in poi, nei primi forti contrasti con la potenza di mare dell'Inghilterra fino alla sconfitta definitiva con la seconda guerra mondiale e l'avvento della forza economica degli USA che sono subentrati agli inglesi) debbono anche dare un loro spassionato apporto. Il terzo principio e' quello appunto di una transizione dal modello liberal/democratico espressione dell'Inghilterra prima e degli USA poi, con l'ausilio di una iper tecnologia di tipo virtuale (informatico/digitale) ad un modello altro che sia anzitutto espressione di multipolarita' e quindi di varie aree di civilta' di cui trainante quella euroasiatica. Ovvio e naturale che l'atteggiamento degli USA e dei suoi alleati (la vecchia Inghilterra, ma anche l'intera coalizione della UE, che non ha piu' nel suo seno le fiere opposizioni degli antichi imperi teutonici e meitteleuropei, ma ha adottato in pieno le valenze e i valori degli oramai ipertecnologici bottegai) sono di ferocissima avversione verso le idee contenute nella concezione multipolare ed anche euroasiatica - la sua stessa proposizione difatti contrasta platealmente con tutta la strategia USA e company che punta invece ad un mondo unipolare. Concezione di multipolarita' e teoria Eurosiatica significa dunque perseguire una quarta teoria politica (dopo le tre del Liberismo, del Comunismo e del Fascismo) significa dunque rifiutare l'egemonia americana e tutta la sua carica eminentemente bottegaia, ereditata dall'Inghilterra e suffragata da uno sconsiderato avallo di tutta la teoria informatico/digitale. Una nuova teoria di multipolarita' politica e la concezione di un eurosiatismo che sia di piu' pronunciata alternativa al modello unico rappresentato dagli USA , rappresenta solo l'ultimo nemico della atavica mentalita' mercantile che ha preso possesso del mondo occidentale con l'occasione di una presunta grande pandemia (quella del 1348) e che  ha recentemente tentato , nuovamente con un'altra grande presunta pandemia (2020),  di portare alle conseguenze estreme il programma di asservimento  della totalita' dell'umanita' , a beneficio di una ristrettissima elite fondata sul denaro e sulla servile complicita' di scienza, tecnica e persino cultura. 

lunedì 17 giugno 2024

MARCELLO FULCANULLI IN...1970

 

C’era questo mio carissimo amico molto intelligente, ma anche molto complesso caratterialmente che  aveva una vera e propria venerazione per il nonno che lo aveva accudito nei primi anni di vita e si era profondamente intessuto nel suo inconscio profondo, quello che non si ricorda che non si puo’ abreagire, ma mantiene intatto tutto il suo potere di significazione e fascinazione . Questo nonno che aveva giusto sessant’anni piu’ di lui, anzi per la precisione 59 e 5 mesi, era un Colonnello di complemento degli alpini e aveva fatto sia la prima che la seconda guerra mondiale ed anche la campagna di Etiopia. Strano un romano e di origine meridionale appassionato di Napoli, del mare, nuotatore e canottiere in gioventu’ con la Rari Nantes, finito negli alpini dopo aver fatto pochi mesi di soldato 2^categoria nel 1909 (settembre dicembre)  con un richiamo di un mese nel 1913 (maggio)  nell’81° rgt° ftr. In Roma tra via Giulio Cesare e Manziana. Gli e’ che sui 17 -18 si era stabilito a Salo’ sul Lago di Garda dove si etra impiegato nelle ferrovie locali e qui era stato segnato nelle liste di leva per cui quando era stato richiamato per la guerra oramai imminente nell’aprile 1915, essendoci bisogno di ufficiali da mandare al piu’ presto ai confini montani, non si era tenuto conto del servizio prestato in seconda categoria, ma occorreva la prima categoria e questa era sancita nell’iscrizione alle liste di leva nel 1905, quindi  era stato assegnato negli alpini al corso accelerato di allievi ufficiali presso il 3° rgt° alpini  dove nel giugno era stato promosso Sergente, operativo al btg. Fenestrelle. Nel settembre era stato inviato in licenza di attesa nomina e quindi nell’ottobre Sottotenente nel 5° alpini al btg, Vestone dove era stato subito inviato nella zona della valle di Ledro al di sopra del Garda. Il 25 novembre 1915 suo ventisettesimo compleanno era stato assegnato al btg, monte di nuova formazione costola del Vestone : Monte Suello, sotto il comando del capitano Corrado Venini. Sorvoliamo tutte le vicende della Grande Guerra, il Pasubio, la morte di Venini sul Monte Maggio, il Colle della Borcola, il “lei puo’ contare su di una  medaglia d’argento al valore militare sul campo” dalla bocca del terribile Generale Andrea Graziani cte della 44^ Divisione che aveva l’organico di un Corpo d’Armata, il passaggio ai repartri d’assalto degli alpini le famose “fiamme verdi” l’amicizia con il pari grado Gastone Gambara poi promosso Maggiore  al cdo del XXIX repart d’assalto, quindi il congedo, il dopoguerra, l’impiego all’Opera Nazionale Combattenti e le Grandi Bonifiche dell’agro pontino  e i vari richiami nelle guerre successive che l’avevano portato al grado di  Colonnello del Ruolo d’Onore  e alla proposta di medaglia d’oro al v,m, nel febbraio 1943 fatta pero’ dal Gen. Gastone Gambara il vecchio amico e commilitone che se l’era ritrovato Generale cte del XI C.d’A di Lubiana, generale che poi era stato Capo di S.M.
dell’Esercito della RSI e anche finita la guerra indicato da Tito come criminale di guerra, pertanto assolutamente ostracizzato per dare seguito a quella proposta . Dicevamo pero' di questo mio amico , che aveva questo particolare riferimento ed aveva, per così dire,  personalizzato l'inconscio, un inconscio che parlava per immagini di un passato mai conosciuto, ma in qualche modo ri-conosciuto  che partiva appunto dalla famiglia  e dalla atmosfera  dipartentesi dal 1888 anno di nascita non suo, ma del suo antenato che si era assunto tale ruolo. le vicissitudini della vita lo avevano portato ad abbandonare la scuola proprio all'ultimo anno per una angheria dei professori di matematica e scienze: il primo lo aveva anche strattonato e sbattuto contro una seracinesca quando nel settembre lo avevano bocciato alla maturita' classica . Morale della favola : mancando del rinvio nel febbraio era stato chiamato alle armi come semplice soldato nel 28° rgt° fanteria e questo lo aveva vissuto davvero come il massimo dell'onta : non potere seguire le orme del nonno ufficiale degli alpini. la fortuna si era presentata nelle vesti di un commilitone piu' anziano, laureato in economia e commercio che era un assistente del prof. Caffe' e con il quale aveva stretto profonda amicizia. questi non aveva voluto sentire del fatto che aveva lasciato la scuola, tornato da una licenza si era presentato coi libri di greco e latino e lo aveva spronato a riprendere gli studi per presentarsi agli esami di maturita' . Cosa che gli riesce alla grande  riuscendo poco prima anche ad essere trasferito a Roma  grazie ad un  rocambolesco intervento del Gen. Guido Vedovato da pochissimo  lasciata la carica di Capo di S.M. della Difesa, che era un conoscente di Franco Dodi  
Qual è la cosa che si correla immediatamente alla maturita’ classica  ancora in quel luglio del 1970 ? La possibilita’ di fare l’ufficiale  e degli alpini e raccordarsi quindi alla tradizione di Mario Nardulli. Franco Dodi come abbiamo visto conosceva bene  il Gen. Guido Vedovato,  ma ora lui dopo averci lungamente riflettuto gli  chiede una cosa molto molto piu’ importante e ci va di persona a  ringraziarlo ma anche a oregarlo   di farlo ammettere al corso allievi ufficiali  presso la SMALP. di Aosta. Porta con se’ le foto del nonno e alla fin fine  riesce a coinvolgerlo emotivamente  e il Generale, ricordandogli anche la figura del Gen. Gambara che era stato suo comandante in Grecia riesce a farlo ammettere straordinariamente al 61° AUC della SMALP di Aosta  che parte il 12 ottobre 1970.

Ecco  quindi che riallaccia la tradizione e la sua passione , venendo congedato dal btg, genio pionieri della Brigata Granatieri di Sardegna il 3 ottobre per venire assegnato con il massimo della emozione e soddisfazione alla SMALP l'11 ottobre 1970. E’ al 7° cielo, ma non parla con nessuno del fatto che abbia gia’ fatto  8 mesi di soldato, che si vergogna un po’, ma reagisce applicandosi spasmodicamente sugli studi e anche sulle attivita’ fisiche. Si entusiasma anche per la prima volta di materie tecniche e rivaluta la matematica e la fisica , tant’è che il 25 novembre ritira la richiesta di iscrizione all’università’ di Scienze Politiche e la presenta in Fisica, essendosi sensibilizzato allo studio della fisica quantistica  previa la  ideazione da parte del fisico Gabriele Veneziano della teoria delle stringhe  e parimenti l’approfondimento dell’integrale sui cammini di Feynman. Sono mesi di recupero  di vita e di realizzo perche’ per lui fare l’allievo ufficiale e’ un qualcosa che  sta iscritto nei cromosomi. Ora si che si sente pienamente realizzato , e nel contempo mostra questa nuova  propensione per la fisica e la matematica con l’uso dei numeri immaginari  e il calcolo infinitesimale nella versione di “vis viva “ di Leibniz. Sicche’ riprende  anche lo studio della filosofia


 

  

domenica 9 giugno 2024

9 GIUGNO DI 76 ANNI FA

 

9 giugno 1948, eh si stanotte ho fatto un sogno dove tornavo a 76 anni fa spaccati  e guardavo come da  una nuvola, un po’ la nuvola che cantava Don Marino Barreto Junior “ci compreremo una nuvola in ciel, la piu’ leggera e piu’ bianca che c’e’....” quello che accadeva e ovviamente da un punto di vista privilegiato, direi un po’ un integrale sui cammini di Feynman con tutte le derivate che giustappunto ne venivano contemplate;  anzitutto la figura di mio nonno Mario che si aggirava per la casa di via Nicolo’ V al n° 50 piano terzo, interno 16, tra lo scudo etiopico, le fruste, le lance abissine, la sciabola da ufficiale, il cappello d’alpino dalle falde larghe e la penna bianca, la scatola con l’interno di velluto con le medaglie dagli stinti nastrini e il grosso pataccone del di distintivo di mutilato di guerra. Si proprio lui Mario Nardulli classe 1888, il portamento fiero, l’aspetto imponente di oltre un metro e ottanta, coi baffetti sottili, che tutti ricordavano ancora avvolto nella lunga mantella grigioverde che sfiorava il terreno o che si presentò sebbene ancora postumo delle ferite di guerra, con tanto di uniforme con stivaloni cinturone e pistola e ovviamente cappello d’alpino,    al capitano della Wermacht che voleva far
saltare il carro armato fermatosi all’incrocio della via Nicolo’ con l’Aurelia proprio a ridosso della Villa dei Morelli “Lei e’ un ufficiale della Wermacht non delle SS!” anni dopo proprio Morello suo fratello Iaio e anche Sensi quello che sarebbe divenuto Presidente della Roma, tutti presenti, ricordavano quelle parole del Colonnello. Proprio lui oramai solo in borghese e ancora che lavorava all’Opera Nazionale Combattenti non piu’ operativo nei luoghi delle famose bonifiche (Licola, Lago Patria, Littoria, Sabaudia) ma nella sede di Via Ulpiano
  a ridosso del barcone sul Tevere “er Ciriola” dove ancora nei caldi estivi andava a fare una nuotata come ai vecchi tempi. L’atmosfera era rarefatta, direi incantata e lo spazio tempo si piegava ad ogni suggestione, ecco ad esempio che ci si trovava sul set del film Toto’ al giro d’Italia dove apparivano oltre agli scontati Coppi e Bartali, famosi campioni del volante come Ascari e soprattutto lui il mantovano volante Tazio Nuvolari; al di la’ della finzione cinematografica   era ancora vivo Achille Varzi che sarebbe morto al Bremgarten il mese seguente e c’erano ancora quasi tutti i campioni ante guerra Chiron, Caracciola, Etacelin, Sommer. Si sa  io non mio sono mai interessato di sport tipo calcio o ciclismo  ma solo un po’ di automobilismo e difatti era solo quello che il mio integrale sui cammini del sogno contemplava. In verita’ spuntavano
altri personaggi di quel 9 giugno 1948 come ad esempio le splendide Rita Hayewoort e Jennifer Jones della quale ultima, era giusto appena arrivato sugli schermi lo straordinari Duello a sole, con tanto di brillantissimi colori. Quasi si fosse trattato del canto della discesa agli inferi di Odisseo
 con la differenza che qui si affollavano al pensiero, i vivi, diciamo gli ancora vivi con magari molto passato dietro le spalle come il filosofo Benedetto Croce, lo psicoanalista Carl Gustav Jung, lo stesso Presidente della Repubblica appena uscito Enrico De Nicola. E poi c’era l’ex maresciallo Rodolfo Graziani, alto imponente, parecchi protagonisti della Grande Guerra tutti vivi e vegeti  le medaglie d’ora Ettore Viora, Ulisse Igliori, Elia Rossi Passavanti, Aurelio Baruzzi, di cui ad ognuno chiedevo di dirmi come  si erano conquistati la prestigiosa decorazione, fior di Generaloni che godevano della mia stima come Giovanni Messe, Gastone Gambara, ed anche quelli che non mi convincevano tipo Bastico, Carboni, Roatta e piu’ particolarmente era, bello che ancora pimpante il disistimatissimo Pietro Badoglio. Sfilavano  famose dive del passato Anna Fougez, Francesca Bertini, ancora piuttosto giovani , grosso modo l'eta' di mia nonna Concetta,  Greta garbo, Marlene Dietrich, Isa Miranda, ancora bellissima e non ancora trentenne  Alida Valli.  Insomma tutto il mondo dell'inizio, del primo giorno come congelato con il mescolarsi di pubblico e privato 

 

giovedì 6 giugno 2024

IL COMPARATIVO MANCANTE

 

George Soros e' non solo il sinistro multimiliardario che e' tra i principali artefici dell'attuale distopia , ma e' anche uno che si spaccia per  intellettuale il cui punto di riferimento è  quel ronzino della filosofia che risponde al nome di  Karl Popper Il quale sognava una «società aperta» in cui vi fosse tolleranza per tutti… tranne per chi crede nella verità, da lui negata. E oggi Soros, con la sua Open Society, sta realizzando il sogno del suo docente, accantonando il Logos in favore di una società informe e senza identità, dove ogni realtà, perfino la più immorale, è ben accetta. Anche coloro che si ritengono fieri difensori della democrazia appellandosi all’eroismo partigiano, liberatore dal Nazifascismo, non si rendono conto che oggi stanno diventando o sono già diventati gli strumenti di un potere autoritario e dittatoriale molto più esteso e feroce dello stesso Nazifascismo. E’ qualcosa che pare inconcepibile, ma i fatti parlano sempre più chiaro in tal senso. La dittatura sanitaria instauratasi in Italia e nel mondo intero a partire dall’inizio di questa cosiddetta pandemia è solo un assaggio della miseria antidemocratica che ci aspetta se tante persone continueranno a credere che il nemico incombente sia il razzismo tradizionale dei “bianchi” nei confronti dei “neri”, il “sessismo” degli uomini nei confronti delle donne o l’omofobia nei confronti delle differenti identità sessuali. Questi problemi esistono ma non sono i primi all’ordine del giorno; anzi vengono strumentalizzati abilmente dalle forze oscure che operano nel mondo per distogliere l’attenzione dalla principale minaccia oggi incombente. Il razzismo del terzo millennio è rappresentato dagli ideali eugenetici transumanisti coltivati dai promotori delle vaccinazioni forzate di massa, primo tra tutti un Bill Gates, onorato, riverito e finanziato anche con i nostri soldi dall'attuale Governo Italiano Tali ideali rappresentano quella che è l’evoluzione del Nazismo. Non si tratta più di ricercare il nemico in una razza ritenuta inferiore, ma di crearne una in laboratorio: manipolando il codice genetico degli esseri umani tramite i vaccini di ultima generazione e al tempo stesso inoculando nei loro corpi nanotecnologie atte a renderli automi perennemente controllati e costretti ad obbedire al regime vigente, pena l’annullamento della loro identità ridotta a bioritmi virtuosi o viziosi, premiati o puniti da remoto come crediti o come debiti. Questa non è fantascienza, bensì quanto contenuto nel brevetto depositato da Bill Gates con il numero di protocollo 060606. Per ottenere questo ambizioso risultato gli eredi del Nazismo hanno trovato alleati essenziali negli eredi del Comunismo. Questa alleanza Nazicomunista anche se non proprio inedita nella Storia, rappresenta idealmente un’intesa spirituale tra hitlerismo e stalinismo. Il termine “globalismo” non indica altro che l’obiettivo di estendere al mondo intero ciò che si è preparato nel laboratorio cinese: che non è il virus di Wuhan, ma piuttosto il sistema dei crediti sociali, necessari per mantenere il diritto di esistere. Di fronte a tutto questo, se si vuole oggi battersi per la Libertà, bisogna di necessità schierarsi dalla parte dei movimenti cosidetti sovranisti: non per isolarsi in un tronfio orgoglio autocratico di stampo fascista, ma per salvare le identità dei popoli e la sovranità degli individui contro la tirannia neoliberista/consumista/comunista filo-cinese, che vede alleate le élites della finanza globale, tutti i partiti di area sinistrorsa (qui da noi PD e Movimento 5 Stelle sono interamente proni al progetto diabolico appena descritto) E’ per questo che concordo con chi considera oggi Trump il maggiore argine alla deriva autoritaria che sta prendendo il mondo intero. E’ per questo che gli uomini liberi, di fronte al pericolo di un’eugenetica rovesciata (non più volta alla selezione di una razza superiore ma alla creazione di una razza inferiore, automatizzata, robotizzata, del tuto simile ad una macchina) ) non vedono più un senso di attualità nella contrapposizione storica tra destra e sinistra. Il globalismo tecnocratico è una caricatura deforme e disumana del cosmopolitismo autentico, che si realizza nell’accordo tra i cuori degli uomini: siamo circondati da false notizie : il giornalismo e i mass media, sono arrivati davvero alla menzogna di non ritorno, oramai totalmente inaffidabile. quello che mi secca è che spesso e volentieri, anche le notizie apparentemente buone, sono dei falsi, per cui non si sa proprio come raccapezzarsi ; personalmente ho cominciato da storico a rimarcare tale fatto : dalla campagna di Napoleone Bonaparte in Italia nel 1796/97 e difatti ci ho fatto 4 articoli su questo blog, che ho titolato "Recitare una parte" dove si prendono in esame le prime battaglie di Dego, Cairo Montenotte, Ceva e sopratutto quella del Ponte di Lodi dove Napoleone asseriva che proprio da tale battaglia aveva avuto per la prima volta la consapevolezza della sua grandezza. In verità se non era per Massena e anche in quella successiva di Arcole per Massena e Augerau, lui addirittura finiva prigioniero dato che maldestramente quando aveva preso un tricolore e slanciatosi per incitare i soldati era finito in un fosso a ridosso del ponte. E' con Napoleone che si dà inizio a questo sistematico uso della menzogna e di fare del mondo un immenso teatro dove il ruolo dell'individuo è solo quello di recitare una parte che altri, il potere costituito o costituendo, gli assegna. Dato che siamo in tema di raccordo, mi raccordo appunto con un altro interessante articolo di Francesco Carraro altro amico e mentore che prende a tema la mia amata PNL, quella però degli inizi di Bandler e Grinder anni 1981-1985,
dove si utilizza  Milton Erickson e il suo "Milton Model" con tutti i modelli appunto del grande terapeuta di Phoenix, la cancellazione, la performativa perduta, la ricerca transderivazionale: ecco partiamo dalle
cosiddette “cancellazioni” - cosi' definisce Milton quei pezzi di informazione omessi (involontariamente o dolosamente) da un discorso, così da renderlo più "povero" e più facilmente fraintendibile. Una tipica cancellazione, è quella costituita dal cosiddetto “comparativo mancante”. Significa utilizzare un comparativo relativo (ad es. “meglio”, “più”, “meno”, ecc.) a cui manca il termine di paragone.
Se dico che “è meglio” fare o non fare, dire o non dire, scegliere o non scegliere una certa cosa, una certa parola, una certa strada, ma non specifico rispetto a cosa “è meglio”, sono incappato in quella peculiare violazione che la PNL cataloga sotto la specie di cui stiamo trattando: il comparativo mancante, appunto. Lo stesso ovviamente può valere per avverbi come “più” o “meno” oppure “peggio” o per aggettivi comparativi come “migliore di” o “peggiore di” o per superlativi assoluti come “il migliore” o “il peggiore”. Tutti gli elementi linguistici in grado di evocare un confronto devono metterci in allarme, da un punto di vista comunicazionale , rispetto alla “pietra di paragone”. Se quest’ultima non c’è, ci troviamo davanti a un “comparativo mancante” anche se sarebbe più corretto definirlo “comparativo carente”; per la precisione, carente del suo termine di paragone. Accade spesso, nel linguaggio comune, di imbattersi in una affermazione “monca”. Per esempio: “Bisogna migliorare questa situazione”. Al che andrebbe replicato: “Va bene, ma migliorarla rispetto a cosa?”. Oppure: “Ti stai comportando sempre peggio”. E qui si potrebbe rispondere: “Peggio in che senso? Rispetto a chi, o a cosa?”. se si dice "CI VUOLE PIU' EUROPA (e molti sopratutto di quella che un tempo era la sinisra , lo dicono) ecco in questo caso dovremmo chiederci – e chiedere a chi ci rivolge tale esortazione – di essere più preciso: più Europa in che senso? “Più” rispetto a quale Paese dell’Unione? Oppure “più” rispetto a quale livello (ritenuto evidentemente scarso)? E soprattutto, quando finirà l’era del “Ci vuole più Europa?”. Ci sarà un momento in cui questa “Europa” sarà bastevole, sufficiente, adeguata per le aspettative di chi ne chiede sempre di più? La potenza di questo slogan sta, ancora una volta, nella sua assoluta genericità e la prova di quanto esso sia radicato nel dibattito pubblico italiano è la nascita di un partito i cui fondatori hanno scelto proprio questo nome, e il corrispondente suo programma, qualunque esso sia: “PIÙ EUROPA”. Di fronte ai comparativi mancanti dobbiamo esigere dettagli, precisazioni, dati, statistiche, argomentazioni. Se siamo arrivati dove siamo arrivati – e cioè a una quasi estinzione di quella entità nazionale che risponde al nome di Repubblica italiana – è proprio per questa ragione: abbiamo accettato per troppo tempo, senza fiatare e senza reagire, di farci raccontare il tema dell’unificazione attraverso un linguaggio povero e mistificante come
quello indagato, in PNL, dal filtro del metamodello. Infatti, nel processo di unificazione europea è stato fatto ampio uso del “Milton Model” anche rispetto al comparativo mancante. Ci riferiamo – ormai dovrebbe essere chiaro – al deliberato impiego di un linguaggio impoverente (proprio perché generico, quindi a-specifico, e pertanto fortemente suggestivo e manipolatorio). Non dobbiamo mai sottovalutare l’importanza del linguaggio. Il linguaggio è lo strumento attraverso il quale noi filtriamo il mondo, lo raccontiamo a noi stessi e agli altri, e ce lo facciamo raccontare. Un uso distorsivo del linguaggio può essere frutto non solo di negligenza e insipienza del soggetto comunicante, ma anche – come abbiamo già più volte sottolineato – di una scelta strategica di chi (magari dietro le quinte dei media generalisti) ha deciso di imporci una certa "road map" della Storia, oltre che una ben precisa “mappa del
mondo”.Proprio il concetto di “mappa del mondo”, in PNL, riveste un ruolo cruciale. Ma che cos’è la mappa del mondo, in fin dei conti? È il modo singolare e irripetibile, proprio di ciascuna persona, di raffigurarsi la vita, le cose, gli eventi, gli ambienti, gli altri. Significa, né più né meno, che non esiste solo “un” mondo. Esistono tanti mondi quante sono le teste degli abitanti di questo pianeta. Ciascuno vede la realtà attraverso la “griglia” dei suoi cinque sensi,(i famosi sistemi rappresentazionali dettagliati nei precedenti libri di PNL di Bandler e Grinder La Struttura della magia, La metamorfosi terapeutica, PNL e Ipnosi e trasformazione) e un pò tutto delle sue esperienze, dei suoi valori, dei suoi interessi, delle sue credenze, del suo patrimonio culturale e linguistico, e quindi anche del bagaglio semantico e sintattico di cui dispone. La mappa del mondo è fondamentale perché, in verità “la realtà non esiste”.e questo lo diceva sopratutto Paul
no dei principali protagonisti del famoso Gruppo di Pragmatica della Comunicazione di Palo Alto,che ovviamente era strettamente collegato sia a Milton Erickson che alla PNL Non c’è un solo mondo, una sola realtà. Ci sono, piuttosto, tanti “mondi” e tante “realtà” quante sono le mappe delle persone.
Il che vale a dire, in definitiva, quante sono le teste pensanti sparse per il globo.
Per capire meglio questo fondamentale concetto, Carraro cita un esempio calzante: l’esito dell’ultima finale di un mondiale di calcio. Anno 2018: Francia batte Croazia 4-1. Nella mappa del mondo di un tifoso, diciamo pure di un ultrà transalpino, questa non è solo una finale, è un “trionfo”, una “goduria”, un “giorno memorabile”. Per un supporter croato potrebbe essere invece un “dramma”, una “tragedia nazionale”. Oppure, per un altro spettatore di Zagabria non così coinvolto, magari meno estremista e più equilibrato, potrebbe trattarsi di una “straordinaria impresa” della nazionale di calcio di Modric e compagni. Da come guardi il mondo, tutto dipende. Lo cantava qualche anno fa Jarabe de Palo ed è la sintesi perfetta di questo concetto della PNL. Ora, se le mappe sono tante quante le persone, è anche vero che – lavorando adeguatamente con i sistemi di comunicazione di massa, attingendo alla forza evocativa dei simboli e a quella del linguaggio – è possibile creare, letteralmente, delle mappe collettive sulle quali convergano le “adesioni” e il “consenso” di migliaia, o addirittura di milioni, di persone. Ed ecco perché oggi va tanto di moda la parola “storytelling”, sopratutto
in politica. Lo storytelling è il “racconto”, il modo in cui il mondo ti viene “narrato”. Cioè il modo in cui si può intenzionalmente generare una nuova mappa collettiva.(e qui io ho citato un mio studio giustappunto sulla prima campagna d'Italia condotta dal Generale Napoleone Bonaparte, come accennato completamente falsa e costruita a tavolino e con l'impiego di manipolazioni a livello di comunicazioni di massa, vittorie inesistenti, o perlomeno inconsistenti, tipo Cairo Montenotte, Ceva, Lodi, Arcole, veri e propri abbagli del giovane generale, fatte passare per epocali vittorie e semmai dovute al provvidenziale intervento di Generali più esperti del Bonaparte tipo Massena o Augereau o Serurier. Per questa ragione, i detentori del potere politico, economico, finanziario sono così attenti all’uso dei media e della comunicazione, oggi anche anche digitale. Sanno benissimo che conta molto più dei nudi fatti (ma esistono davvero, poi, i “nudi fatti”?) il racconto di essi; cioè il “rivestimento” linguistico posato sul corpo spoglio di quei poveri fatti. Con lo scopo, magari, di trasformarli in una interpretazione funzionale agli obbiettivi di chi governa il mondo.
Già Nietzsche, alla fine dell’Ottocento, sosteneva che non esistono fatti, ma solo interpretazioni. Tornando all’espressione “Ci vuole più Europa” e al comparativo mancante, si tratta di una straordinaria forma di contaminazione della nostra esperienza soggettiva, quindi della nostra personale mappa del mondo. Ricordiamoci che il linguaggio generico e poco preciso infarcito di generalizzazioni, distorsioni, cancellazioni (quindi, il “Milton Model”) determina, sempre e comunque, l’impoverimento della mappa del mondo di una persona ed è quindi un riduttore di
complessità. Il che può tradursi in un considerevole aumento delle libertà individuali se lo strumento è usato da un bravo psicoterapeuta nei confronti del proprio paziente; ma anche in una drastica diminuzione di libertà collettive se esso è impiegato con finalità manipolatorie in altri settori del vivere.
Se ci abituiamo a pensare per slogan, ad accettare gli slogan, a cantilenare gli slogan anche in ambito politico (“Ci vuole più Europa”, “Ce lo chiede l’Europa”, eccetera eccetera) così come facciamo con le pubblicità (“Non ci sono paragoni”, “Persone oltre alle cose”, eccetera eccetera) allora ci predisponiamo a essere manipolati. Il comparativo mancante, nel caso di specie, è veramente tutto. Quest’ultima, nel caso non lo aveste notato, è per esempio una generalizzazione. Ed è anche una cancellazione sotto forma di comparativo mancante. Ho scritto che il comparativo mancante è veramente tutto: ma perché mai – repetita juvant – il comparativo mancante è veramente tutto? Dovremmo chiedercelo. E, ancora: rispetto a che cosa esso “è tutto”? Accettiamo la sfida delle domande di precisione appena formulate e proviamo a rispondere. Intanto, il comparativo mancante è tutto perché è precisamente quanto servirebbe per capire (e invece manca). Insomma, la mutilazione contenuta nell’esortativo (“Ci vuole più Europa...”) è il fattore dirimente: la parte taciuta del monito potrebbe fungere da pietra di paragone rispetto a quell’Europa che ci incitano a chiedere in dosi sempre più massicce. “Ci vuole più Europa...”: riempite i puntini. Come comparativo mancante potremmo inserire, tanto per esser chiari, “... piuttosto che Italia”. Già messa così, la frase è più esplicita e ci suscita anche una resistenza, o addirittura una ripugnanza, ben maggiore. Molti di noi sono disposti ad accettare l’idea che “ci vuole più Europa” proprio perché non gli è mai stato detto (e non si sono mai chiesti) rispetto a cosa “ci vuole più Europa”. È uno slogan che non impegna, che va bene con tutto, come i vestiti delle mezze stagioni, a tinta neutra. Abbatte i nostri sacrosanti pre-giudizi e consente all’europeismo di farsi strada nel modo in cui si è sempre fatto, tradizionalmente, strada: all’insaputa, o quasi, del cittadino elettore e quindi decisore e pertanto titolare della cosa pubblica .Occhio: quello di procedere “all’insaputa” non è altro che lo stratagemma del cavalcare il mare senza che il cielo se ne accorga.(anche qui un ulteriore seguace della Scuola di Palo Alto il nostro Giorgio Nardone, che pone tale espressione a titolo di un suo famoso saggio incentrato sugli stratagemmi di una terapia sistemica breve, che però possono essere indifferentemente usati anche per la nostra rovina ).
Ancora una volta, torniamo alla filosofia di fondo degli stratagemmi e di qualsiasi tecnica di manipolazione. Si tratta sempre di strumenti miscelati e utilizzati insieme. L’uno rafforza gli altri e tutti si rafforzano a vicenda.
Riassumendo, anche il comparativo mancante è un’arma a doppio taglio. La usiamo inconsapevolmente nei nostri discorsi di tutti i giorni, senza grossi problemi, ma ci viene poi ritorta contro come strumento di “educazione civica europea” o, meglio, di “formazione” di una nuova massa di cittadini filoeuropeisti. Io ritengo che sia fondamentale cominciare a farsi domande, ad essere più precisi nelle modalità di formazione delle domande e nelle risposte che se ne ottengono, si da non essere costretti a trovarci a fare i conti con una mappa che non è la nostra. E con un mondo che non avremmo mai voluto, se ce lo avessero chiesto. e con questo ringrazio anche Francesco Carraro per i preziosi concetti che mi hanno richiamato i miei primi studi di PNL. E' quanto mai ovvio che quanto detto in quest'ultimo riferimento può essere tranquillamente applicato un pò in tutto quello che stanno cercando di farci accettare : un virus che non ammazza nessuno, o perlomeno ammazza come ammazzava una influenza e altre patologie in tutti i precedenti anni, una pandemia senza
alcuna percentuale di diffusione se non quella di giudicare ammalati i sani (invenzione del termine asintomatico) , l'imposizione di un terrorismo sanitario fondato sulla paura di questi temini inesistenti per farci accettare vaccini e procedure di reclusione e di catalogazione per renderci per davvero tutti simili ai più famosi romanzi distopici di Orwell, Huxley, Breadbury, Dick e ridurre allo stato di anomalia colui che si oppone a tale stato - il famoso I am Legend di Matheson - ovvero in un mondo di tutti vampiri, l'anomalia sono Io.

mercoledì 5 giugno 2024

SEMPRE CONTRO LA DEMOCRAZIA E UN TITININ DI RIPICCA

 

Alla democrazia non ho creduto mai : se prima del 2020  pero’ era una credenza non suffragata da certezza, dopo le scellerate elezioni del novembre di quell’anno in America ne ho avuto la piu’ plateale delle conferme. Vedere eletto un vegliardo rimbambito solo quando sono scattati i voti per corrispondenza che erano stati opportunamente istituiti grazie alla farsa dell’emergenza di una inesistente pandemia, e’ stato quanto di piu’ sconfortante
per uno che tutto sommato, sotto sotto cercava di credere che un minimo di razionalita’ si
 coniugasse al reale. Be’ si in effetti il mio disprezzo per Hegel e per la sua strampalata formula del “reale e’ razionale e il razionale e’ reale” (e non solo per quella) risaliva ancor prima del terzo liceo, quando per avventura mi imbattei le prime volte con lo pseudo filosofo tedesco (1964), pero’ che vuoi un tititin. le idee che cercano di inculcarti un qualche effettino lo ottengono, magari per stanchezza, magari per non dover sempre fare il bastian contrario e così, ripeto, un
qualche sottofondo di idea di razionalita’ lo avevo conservato nella realta’ che mi era toccata da vivere
  negli anni a seguire del liceo. Alla democrazia comunque  non avevo creduto  mai, un po’ come a quell’ipocrita scritta  “La giustizia e’ eguale per tutti” che campeggia nelle aule dei tribunali e di conseguenza solo raramente ero andato a votare: non la prima volta nel giugno del 1970 per una cosa inutile poi come le Regioni, non nelle amministrative, la prima volta fu  alle  politiche quelle del 1972 per insistenza di mio padre che invece essendo un fermo democratico e anche sinistrorso fece come un pazzo per convincermi a votare PCI  o al massimo PSI. Figurati !!!! io votare a sinistra, optai per dirgli PSI, ma in realta’ votai per il MSI e Almirante che tutto sommato mi piaceva piu’ degli altri per le mie idee di ragazzetto, che tra l’altro mi aveva portato a conoscerlo nel novembre del 1963 lui assieme a Pino Rauti, la nipote del Maresciallo Graziani con il suo amante un principe egiziano alto due metri e nientemeno che Junio Valerio Borghese,  indovinate in casa di chi ?
eh si! qui ci sarebbe voluto Mario Riva al Musichiere…. “nientepopodimeno che ….Julius Evola. io ero un giovane impegnato del MSI e dell'Associazione Giovane Italia  dove mi  ero conquistato il distintivo prima giallo di fiduciario, poi grigio di segretario per essermi portato con decisivita' e coraggio sia a scuola che a manifestazioni con tanto di articoli sul Secolo d'Italia  : il primo "Intemperanze di un Preside Matto"  dell'ottobre del 1963 in relazione al fatto che il Preside della Scuola mi avevo sospeso perche' non avevo voluto consegnargli le schede di  iscrizione di quelli che avevo affiliato, il secondo era solo una foto che mi ritraeva con il braccio alzato  mentre mi scagliavo contro bande di comunisti
Cultore di Niotzsche , di Drieu de la Rochelle nel novembre ero  stato giudicato meritevole di essere presentato al grande filosofo ci cui stavo cercando di districarmi con il suo "Rivolta contro il mondo moderno. Per quasi tutto il 1964 mantenni questa  militanza e passione, poi  non so come mai persi quell’entusiasmo, ma probabilmente vi concorse la delusione della sonora batosta alle elezioni presidenziali USA di Barry Goldwater per il quale anche essendo in Italia mi ero battuto partecipando anche ad una manifestazione davanti all’Ambasciata USA in via Veneto che era stata caricata dalla polizia e mi aveva visto
reagire con tanto di saluto romano, di cui  una foto sempre di me col saluto romano non solo era stata pubblicata sul
Secolo, ma, stampata in gigantografia campeggiava all'ingesso della sede del MSI in via Quattro Fontane; immediata promozione con distintivo nero della Giovine Italia, m canto del cigno per il mio impegno in politica. All’epoca ero atlantista e filo americano senza se e senza ma, visceralmente anticomunista, ma non ricordo se ancora anti democratico per via del fatto del mio americanismo che essendoci la URSS in pieno fulgore, non era in discussione. Di certo dopo il novembre 1964 sara’ stato anche per via di un mio trasferimento a Palermo, tutto il mio impegno e la mia passione per la politica si dissolse come nebbia al sole
  e praticamente così rimase per il  successivo mezzo secolo e piu’ ( per l’esattezza 56 anni : 1964 -2020). Sono tornato a votare nel settembre del 2022 diciamo sul declinare della grande farsa della inventata pandemia dell'inventato virus covid 19 , diciamo piu' che altro per concorrere a far si che mai piu' gente del PD o dei 5 stelle o  peggio ancora della gente senza neppure essere votata( Conte, Draghi che poi ce li siamo
trovati  a gestire la grande farsa, ovviamente facendo il gioco dei bottegai promossisi finanzieri, banchieri, imprenditori, industriali ) venisse nominata Capo del Governo , con la scusa di essere degli esperti. Eh si ! e' stata non una penombra, ma delle vere e fitte tenebre che abbiamo dovuto attraversare, e la sconfitta e l'allontanamento  dei burattini delle  sinistre e dei loro  burattinai,  un qualcosa che anche se parziale va annoverata 
 come grande vittoria di cui non si puo' non essere grati a Giorgia Meloni. Io non l'ho votata, avendo preferito  Luigi Paragone e il suo movimento Italexit, preferenziando quella poliziotta vice questore  che era stata cacciata dalla polizia per essersi schierata contro l'infame green pass. Purtroppo mi sono convinto che le mie sporadiche partecipazioni in tema di elezioni non portino fortuna ai candidati da me scelti, per cui in questa occasione che tra l'altro e' coincidente con il mio settanteseiesimo compleanno (9 giugno 1948) , la mia posizione e' quella di non votare sperando che se la mia decisione sara' seguita da un gran numero di persone (molto ma di molto superiore al 50%) si sara' indotti a rivedere i termini di adesione alla infame Federazione Europea  del nostro Paese e magari indirre un referendum così come fu fatto nel '46 o nel '74 (allora si che me ne fregherei della superstizione per votare con tutta la mia
passione e entusiasmo uno spasmodico NO ! non voglio far parte di nessuna unione europea Mi rimane solo un cruccio per la verita': mi dsarebbe piaciuto andare a votare solo per fare quella famosa "Decima" nel nome del Gen. Vannacci, dove, attenzione la penso spaccato a Diego Fusari, che tale figura non rappresenta al pieno le mie idee, in quanto non mette in discussione il liberismo e l'atlantismo  nonche' la fiducia negli Stati Uniti e in quello spirito bottegaio di stampo anglosassone, pero' ecco  mi piace pensare  ad una valanga di voti, ad un vero e proprio plebiscito di consensi, in funzione anti sinistra 
che non ho mai visto rodere tanto il popolo della sinistra, tutti : dalla segretaria del partito democratico , agli altri esponenti agli apparentemente neutrali opinionisti e giornalisti ai piu' disparati militanti, tutti rodere tanto con tanto di schiuma nella bocca, in merito ad una persona come per questo generale: un qualcosa di veramente  paradossalmente, almeno così a pelle,  piu' della Meloni, piu' di un Salvini e piu' di qualsiasi altro personaggio del passato di destra o estrema destra, Almirante, Fini,  tie'.... Mussolini compreso 

IL RISVEGLIO DELLA RAGIONE NEL FUTURO ANTERIORE

  Io un buon libro di di saggistica lo leggo mediamente dieci quindici volte, con punte di oltre cento e magari duecento, per saggi davvero ...