C’è questa costante nella storia militare d’Italia, parlo dell’Italia Unita che a mio parere rappresenta una continuita’ con il Ducato di Savoia, nonche’ Regno di Sardegna: l’incompetenza e la sostanziale inefficacia della struttura militare. Paradossale che questa deficienza interessi un Paese da cui proveniva una delle figure militari piu’ capaci di ogni tempo il Priceps Eugen, Duca appunto di Savoia, che pero’ per esplicare le sue qualita’ dovette andare giovanissimo all’estero ad offrire i suoi servigi, prima al Re Luigi XIV che li declino’, di certo pero’ pentendosene amaramente, e poi agli Asburgo sotto le cui insegne militò tutta la vita raggiungendo le vette della fama e un posto sicuro nella storia del mondo. Eugen di Savoia forse rappresenta una sorta di archetipo in merito alla scarsa competitività’ della struttura militare sabauda soprattutto a livello di alte gerachie, nel senso che forse fu il primo a capire che le modalita’ di camarilla nell’avanzamento di carriera, il legarsi a cordate e quant’altro nuocevano fortemente sulle capacita’ direttive dei comandantie. In effetti le prove dell’esercito sabaudo nei tempi piu’ vicini al processo di unificazione, la campagna contro Napoleone del 1796 del Gen. Colli, quindi la campagna contro gli Austriaci di Carlo Alberto nel 1848 e peggio ancora in quella del 1849 dove fu scelto l’escamotage di nominare al comando delle operazioni un Generale straniero, polacco certo Chzarnowsky , indubbiamente riponendo poca o nulla fiducia nei propri generali come Franzini, La Marmora, Bava e addirittura generali presi da sorta di militari erranti ex ufficiali napoleonici tipo il Gen, Ramorino, che 15 anni prima aveva comandato (malissimo) la cosidetta Spedizione di Savoia e che fecero tutti una pessima riuscita (Ramorino fu addirittura fucilato per alto tradimento,. Un po’ patetico l’intervento voluto dagli inglesi nella guerra di Crimea tramite la sollecita obbedienza del faccendiere dei Rotschild Camillo Benso di Cavour dove tuttavia il corpo di spedizione di 15.000 soldati comandato da Alfonso La Marmora , riusci’ a vincere un secobario scontro sul fiume Cernaia. Neppure granche’ bene ando’ la campagna del 1859, dove il contingente italiano fu sempre in sott’ordine al corpo di Spedizione francese , sia a Magenta che soprattutto a Solferino dove fu inventata a bella posta la correlata battaglia di san Martino, con comandante in capo delle truppe savoiarde era il Re Vittorio Emanuele II in persona: scontro di secondaria importanza rispetto alla rilevanza strategica e anche la carneficina che rappresento’ Solferino. Stendiamo un velo pietoso sull’intervento ufficiale dello Stato sabaudo nella campagna di conquista del Sud Italia che doveva fare da riscontro all’azione del cosidetto Esercito Meridionale, quello che originario dai famosi Mille di Garibaldi che erano partiti da Quarto nel maggio 1860, si ritrovava pochi mesi dopo con un organico superiore ai 50.000 uomini e aveva vinto la decisiva battaglia del Volturno nell’ottobre 1860– un esercito invero assai differente, fatto di uomini d’azione, a volte collerici e violenti, tipo Bixio, La Masa, Sirtori , Pilo, Corrao e anche un certo numero di combattenti stranieri ungheresi soprattutto, che avevano combattuto per l’Indipendenza della loro nazione e si erano ritrovati in Italia tipo Eber, Tuckory, Turr: una congerie piuttosto variegata che aveva comunque la caratteristica comune dell’ardimento e delle maniere fin troppo spiccie, indubbiamente di tutt’altra pasta dei soldati e soprattutto dei comandanti sabaudi. Forse non e’ nota ai piu’ anche perche’ i libri di storia nostrana hanno fin troppo glissato su questa faccenda dell’Esercito Meridionale, ma la polemica sul loro assorbimento o meno nell’esercito regolare, che tra l’altro avrebbe per la prima volta dovuto essere Italiano, avveleno’ l’atmosfera di quei primissimi giorni del nuovo Regno. La rabbia dei soldati che si sentivano di avere fatto il grosso dell’unificazione quei 1000 divenuti 50.000 in pochi mesi grazie anche all’opera di convincimento e arruolamento Rosolino Pilo, Giovanni Corrao e Giuseppe La Masa , e non la comparsata dell’esercito regolare con qualche scontro da burla, che dopo Teano si era presa tutto il merito e li aveva relegati a parvenu, addirittura liquidando il grosso e sottoponendo gli ufficiali ad una umiliante prova di idoneita’ che per lo piu’ si risolveva in una declassazione di uno o due gradi, tipo Corrao ad esempio che dopo essere stato Generale dell’esercito meridionale si era ritrovato Colonnello, aveva esacerbato gli animi e se ne ebbe la riprova in una delle prime assemblee del nuovo Parlamento italiano ove proprio sul tema dell’esercito Meridionale si ebbe un feroce scontro tra Garibaldi e Cavour, con tanto di insulti e improperi, soprattutto di Garibaldi che apostrofo’ di gaglioffo e lenone il Primo Ministro, insulti che sortirono l’effetto di fargli avere un colpo apoplettico , dal quale non si rimise e che lo portrarono a morte. Diciamo che se fosse stato divulgato tale episodio non sarebbe stato preso come buon auspicio per il novello Stato Nazionale, comunque dopo aver liquidato malamente l’esercito meridionale di estrazione garibaldina, il nuovo esercito nazionale assorbi’ abbastanza facilmente, soprattutto a livelli di vertice, la componente ex borbonica, facendo ascendere ai piu’ alti gradi anche generali non piemontesi. Tale integrazione pero’ fu ben lungi da essere foriera di un aumento di qualita’ della compagine militare, che fu efficace solo contro il fenomeno del Brigantaggio anche per un uso indiscriminato della forza e delle misure piu’ estreme a livello di repressione . Di contro la prima prova militare del nuovo regno contro il nemico di sempre, l’Austria fu totalmente fallimentare con una sonora sconfitta di entrambi i generali preposti congiuntamente al comando dell’Esercito , uno Savoiardo La Marmora, l’altro di estrazione meno accademica Cialdini , il tutto aggravato da un’altra pesante sconfitta della Marina nella battaglia di Lissa.