Nella nuova graduatoria di fatti e personaggi improntati alla verita’ e non alla manipolazione e menzogna per interessi commerciali, scompaiono tutti o quasi, i protagonisti dei libri di scuola e della storiografia ufficiale (ufficiale solo perche’ supportata da cospicui investimenti del potere vigente); così risulta enormemente ridimensionata la figura di un Napoleone Bonaparte, mediocre generale e non certo quel fulmine di guerra che alcune volte persino i suoi nemici hanno fatto in modo di avallare, sempre per interessi economici o di potere; scompare anche quell’anelito di liberta’ e affrancazione popolare della Rivoluzione francese, per mostrare invece la sua anima eminentemente bottegaia, concepita e diretta da una borghesia piu’ o meno emergente e strettamente correlata alla massoneria , così la vera anima del Risorgimento italiano sempre strettamente intessuta con la Massoneria inglese (ben norti i finanziamenti dei Rotschild a Carlo Alberto per le due disatrose campagne del ’48 e del ’49, fattisi ancora piuì cospicui e direttivi per il tramite del Conte Camillo Benso di Cavour, vero e proprio faccendiere della famiglia Rotschild e della Massoneria inglese. Stessa musica per la guerra d’Indipendenza delle Colonie americane precedente alla Rivoluzione francese e pilotata persino dagli stessi ambigui personaggi (il famoso Marchese de La Fayette, mediocrissimo generale , ma altro grande faccendiere degli interessi della banche e della massoneria) e per la guerra di Secessione di meta’ secolo XIX atta a favorire gli Stati industriali e commerciali degli Stati nordisti dell’Unione americana. Così per gli eventi dello stesso secolo con due importanti eccezioni : quello dell’Impero Asburgico dal 1867 Duplice Monarchia Austro-ungarica, e l’unificazione degli Stati Germanici operata dal Regno guida la Prussia nel 1870 previa la efficacissima strategia politico/militare del suo cancelliere Ottone di Bismark. Tra queste eccezioni siamo andati alla ricerca del migliore Statista di ogni tempo (tempo circoscritto all’ultima Eta’ dei cosidetti cicli dell’umanita’ desunti da Esiodo, ovvero l’eta’ del bronzo, con il corrispettivo dei mercanti e il corrispondente temporale di inizio della pandemia di meta’ del ‘trecento), e si scelto il Principe Klemens Matternich, che batte sul fil di lana proprio un Ottone di Bismark, per il carattere piu’ onnicomprensivo del suo operato rivolto non solo alla nazione germanica, ma a tutta l’europa e anche per la rilevanza degli avversari (insomma anche se Napoleone Bonaparte non era quel genio militare che ci hanno contrabbandato, era pure tutt’altra pasta del nipote Napoleone III. Vittoria netta quindi di Metternich, ma se ora dovessimo decidere il miglior generale di questi ultimi settecento anni???? Miglior generale significa maggiore competenza in tema di specifico militare, grande tattica e lungimirante strategia senza perdere di vista la logistica, un qualcosa che era patrimonio comune ai tempi della Roma Repubblicana e Imperiale (piena eta’ dei Guerrieri ) Scipione l’Africano e il suo rivale Annibale , Caio mario, Silla, Pompeo, Giulio Cesare, Germanico, Adriano, Traiano, Marc’Aurelio sul grande precedente (non troppo documentato pero’) di Alessandro Magno. Prima della Rivoluzione industriale la palma di tale superiorita’ va di diritto al PrincipeEugenio di Savoia per le sue folgoranti vittorie tattiche strategiche e logistiche contro praticamente tutti gli avversari con i quali si sia trovato a battersi, ma giustappunto la Rivoluzione industriale e i fulminei cambiamenti delle armi a disposizione (soprattutto di artiglieria) non consentono di effettuare corretti paragoni. Si e’ tentati di preferenziare il Re di Prussia Federico II Hoenzollern, ma si deve tenere conto del grosso cambiamento delle modalita’ belliche introdotte da un militare si, ma piu’ teorico che pratico, il Generale Conte Jacques-Antoinde-Hippolite Guibert che giustappunto in un libello del 1773 “Essais general de tactique” aveva ideato una nuova e diversissima modalita’ di condurre le operazioni militari, che teneva conto dei nuovi progressi tecnici da mettere al servizio una conduzione delle operazioni, laddove opponeva la snellezza e la velocità delle armate alla loro massa e quindi penalizzava la formazione di carriaggi, salmerie, magazzini, a favore dell’adozione di reparti agili, mobilissimi e soprattutto che traessero dai territori da loro via via occupati, gli elementi del loro sostentamento, un po’ come le famose compagnie di ventura dei secoli addietro, facendo insomma ritorno al principio della razzia (la guerra che si alimenta con la guerra). Va notato che queste idee furono già all’epoca della pubblicazione del saggio prese nella dovuta considerazione : Caterina di Russia invio’ il trentenne autore del saggio in Russia e Federico il Grande volle conoscerlo personalmente. Doveva essere però quello spirito innovativo della Rivoluzione Francese a ispirarsi massimamente ai principi della teoria di Guibert, quello spirito cominciato a realizzarsi con la famosa “cannonata di Valmy” di appena due anni posteriore alla morte dell’autore e giusto caso uno dei Generali che il giovane Generale Bonaparte si ritrovo’ come diretti sottoposti nella Armata d’Italia nel marzo 1796 il generale Jean Mathieu Philibert Serurier 54 anni l’unico dei tre comandanti provenienti non dalle barricate della Rivoluzione, ma da una regolare carriera militare dato che era membro della piccola nobillta’ ; Serurier era anche uno dei più esperti ed entusiasti seguaci delle teorie di Guibert, cosa questa come vedremo fin dagli inizi della campagna d’Italia, che tornerà utilissima al giovane generale Bonaparte, rivelandosi il classico allievo destinato a superare, e di molto, il maestro. E’ proprio dalla teoria di Guibert di cui Serurier era probabilmente il più grande esperto dell’intero esercito francese, che gli ispirò di servirsi di un organico leggero, agile, senza carriaggi, salmerie, depositi, ma lo portò sopratutto a quel fare incetta dei beni dei territori che andava occupando, ovvero quel vivere “di razzia” tipico delle antiche compagnie di ventura, che lui, questa volta in prima persona e con notevoli caratteristiche di ulteriore sfruttamento, sviluppò in maniera autonoma e con indubbie peculiarità di originalità: fin da principio Napoleone difatti non si limito’ a razziare beni di sussistenza, ma comincio’ ad imporre ai vari territori, gabelle, indennità in denaro e anche confisca di beni e di opere d’arte, aggiungendo così alla questione prettamente militare di una vittoria, determinati riscontri di tipo economico che indubbiamente portarono i membri del Direttorio a non andare troppo per il sottile nel determinare la perizia di questa o quella azione militare. Tra l’altro, con il passare dei giorni (invero piuttosto incalzante) il giovane Generale era imbattuto in un’altra fortunosa vittoria, che ha un “topòs” preciso nell’immaginario collettivo dell’epica napoleonica e una precisa sottolineatura da parte di sé stesso : il ponte di Lodi, ovvero lo scontro che ebbe con la retroguardia austriaca passato alla storia come battaglia di Lodi del 10 maggio del 1796, perchè è proprio da questa battaglia, non di fondamentale importanza militare, ma di stratosferica importanza psicologica, si era andato costruendo nell'immaginario collettivo della storia, il Mito della invincibilità napoleonica, entusiasticamente avallato da un punto di vista utilitaristico da tutto il Direttorio, sempre più abbagliato dal vedersi gratificato di bottini di guerra dai territori conquistati, prontamente e con forte strombazzatura mediatica trasferiti a Parigi con anche il crescente entusiasmo della popolazione. Degno di nota il fatto che che proprio l'interessato ovvero il novello stratega cominciava un po’ ad entrare nella “parte” del generale vincitore “per parte” contribuì non poco alla formazione di questo vero e proprio mito, asserendo nelle sue memorie che in lui la visione della futura grandezza gli derivò appunto da quella battaglia " Fu solo nella serata di Lodi "raccontò nelle sue memorie "che cominciai a ritenermi un uomo superiore e che nutrii l'ambizione di realizzare grandi cose...." insomma una sorta di assai proficua frenesia si impadroni’ di attore, pubblico e anche soprattutto regista, come dicono ancor oggi i francesi “metteur en scene” Difatti il Direttorio, preso atto con gradita sorpresa che le notizie del fronte italiano avevano un favorevolissimo impatto in tutta la Francia, pensò bene di enfatizzare quella scelta, che a parte i sottesi favori, le regalie, ed anche i compromessi risultava esclusivamente propria; pensò bene, quindi di enfatizzare la figura del giovane, fino ad un paio di mesi prima completamente sconosciuto Generale, quasi facendo un ideale eco a quelle impressioni del tutto soggettive del protagonista. Poco importanza aveva il fatto che in verità la battaglia di Lodi era stata in realtà uno scontro vinto contro una retroguardia dell'esercito austriaco comandata dal Gen Sebottendorf, che Beaulieu aveva appunto lasciato di presidio a Lodi. L’agiografia storica e non solo quella napoleonica si è sempre compiaciuta di mostrare la differenza tra i due Generali Beaulieu e Bonaparte, il primo quasi un vecchio trombone ancorato a regole e condotte di guerra sorpassate mentre il secondo portatore delle idee nuove dei tempi che di tali regole si facevano beffe, con differenti strategie: prendendo a motivo proprio questa occasione in cui il Bonaparte aveva ovviato alla distruzione dei ponti e alla requisizione di tutte le barche del tratto di confine con la Lombardia che Beaulieu aveva effettuato per impedirgli di varcare il Po, aveva invaso il neutrale Ducato di Parma per attraversare il fiume a Piacenza e trovarsi di fronte quindi a fronte dell’esercito nemico. Ma anche questa è più leggenda che storia o perlomeno una gonfiatura: difatti Beaulieu dopo l’armistizio di Cherasco e la defezione del Piemonte, non aveva nessuna intenzione di accettare una battaglia campale con l’Armata Francese, anche perché questa proprio in virtù della “messa in scena” che stava cominciando ad ordirsi del generale invincibile, aveva ricevuti notevoli rinforzi di uomini e materiali ed era in netta superiorità numerica: la verità è che Bealieu stava effettuando una perfetta ritirata strategica e per farla, ponendo il grosso del suo esercito al sicuro oltre l’Adda, aveva anche usato lo stesso stratagemma utilizzato dal suo più giovane antagonista: invadere uno Stato neutrale, nella fattispecie la Repubblica di Venezia. Quindi neppure quella di un nuovo modo di fare le guerra secondo lo spirito della Rivoluzione, ispirato come abbiamo visto alla teoria del Saggio di Guibert, che se ne irrideva di tutte le regole della guerra del XVIII secolo, era una verità, tant’è che proprio un Generale di quella vecchia scuola l’aveva utilizzata senza problemi. . La verità è che Napoleone fece mostra di una sorta di abbaglio, che tendera’ spesso a ripetere e che già di per sé inficia quella nomea di grande stratega e generale invincibile che contemporanei e posteri gli hanno attribuita : non valutare con esattezza l’entità delle forze nemiche: qui a Lodi si tratto’ di una sopravvalutazione, ovvero scambiò una retroguardia per l’intero esercito nemico, a Marengo quattro anni dopo, si ebbe il netto contrario: scambio’ l’intero esercito austriaco per una retroguardia. Ora, se nel primo caso lo sbaglio fu facilmente riparato ed anzi si potè, anche da parte del Direttorio, gonfiare la cosa e farla passare per una grande vittoria, a Marengo se non ci fosse stata la disubbidienza di un suo sottoposto il Generale Desaix che contrariamente agli ordini che gli erano stati impartiti fece marcia indietro con le sue due Divisioni, e le scaglio’ contro l’esercito nemico, sarebbe stata certamente la disfatta e non quella straordinaria vittoria , di gran lunga la preferita da Napoleone, caratterizzata da quella mitica frase “una battaglia è perduta? c’è il tempo di vincerne un’altra!” frase che non si è neppure sicuri della sua effettiva pronuncia da parte del Gen. Desaix prima di perdere la vita colpito in pieno petto da una palla nemica, appena slanciatosi alla testa delle sue Divisioni contro gli austriaci, frase che ovviamente fu fatta passare per vera, destinata a rimanere per sempre nell’immaginario dell’epopea napoleonica, anche se a ben vedere avrebbe dovuto rappresentarne la relatività. Con Guibert, o meglio con le teorie di Guibert, dobbiamo valutare il nuovo impatto delle operazioni del Generale Bonaparte, che tuttavia furono dirompenti solo sotto il profilo del portare all’esasperazione il metodo della razzia (quel famoso guerra per la guerra), del non tenere in alcun modo conto di regole, di infischiarsene bellamente di neutralita’ dei vari Paesi: in questo indubbiamente Napoleone non ebbe rivali, ma diciamo subito che in quanto a rapidita’ operativa e a strategia d’assieme, piu’ di un Generale austriaco (Beaulieu, Wurmser, Alvinczy, Arciduca Carlo, per limitarci alla prima campagna d’italia del 1796/97 ) non solo non furono da meno del generale della Rivoluzione, ma lo surclassarono a livello strategico, diffatti a conti fatti nelle clausole d’armistizio l’Austria ebbe la piu' florida e prestigiosa provincia Europea ovvero la Repubblica di Venezia, mentre la Francia dovette accontentarsi del Ducato di Milano e di quanto mai effimere Repubbliche (Cispadana e Cisalpina) di cui ad un anno di distanza non ce ne era piu' alcuna traccia . Questo tanto per chiarire l’assunto che NO, assolutamente no, Napoleone Bonaparte non può in alcun modo essere denotato come il piu' grande generale dell’epoca moderna. Ma allora a chi dare questa palma? Chi potremo indicare dopo Eugenio di Savoia, in concomitanza con i radicali cambiamenti nelle modalita' del fare la guerra ? : E se scegliessimo il militare che ha sconfitto proprio Napoleone ? No non Wellintong e neppure Blucher per la loro vittoria di Waterloo, che detto per inciso era ineluttabile , perche ' se anche qualora da Waterloo fosse uscito vincitore Napoleone, sarebbe stato battuto quindici giorni dopo e quando anche avesse vinto ancora, di certo battuto lo sarebbe stato una terza volta. Dobbiamo andare a pescare il generale che aveva reso possibile Waterloo e non come battaglia episodica, ma sistematica, che ha il suo prodromo decisivo in una precedente grande battaglia campale che decreto' la fine della stella di napoleone e che ebbe il titolo di "battaglia delle Nazioni" : la battaglia di Lipsia dell'ottobre 1813. Autore del piano vittorioso ne fu un Generale di Divisione che era stato appena nominato Capo di Stato maggiore del principe austriaco Schwarzenberg, comandante in capo dell'armata di Germania di tutti gli Eserciti della coalizione contrapposti a Napoleone : Johann Josef Wenzel Radetzsky; ebbene fu proprio lui e non certo il suo discutibile comandante colui che rese possibile proprio con una grande eclatante vittoria chiudere definitivamente la partita Napoleone. Tutti gli storici hanno riconosciuto il merito di Radetzsky "il concetto fondamentale di spingere Napoleone dai suoi caposaldi sull'Elba , di accerchiarlo, di evitare ogni scontro parziale e di annientarlo in uno scontro decisivo" e' farina del sacco del solo Radetzsky. e questo merito torno' a rifulgere proprio nell'emergenza del far fronte comune al ritorno della minaccia Napoleone: al di la' delle beghe personale dei comandanti delle varie nazioni, (Schwarzenberg, Wellintong, Blucher, Barklay de Tolley) la ripresa della medesima strategia flessibile e convergente nel contempo, per costringere l'avversario ad una sola decisiva battaglia, propugnata nuovamente da Radetzsky a ripresa del suo mpiano di due anni addietro si rivelo' vincente, e giustappunto porto' ad un bis di Lipsia. Vincendo, se non il migliore, ma perlomeno quello che aveva la fama di essere il piu' grande dei comandanti militari moderni, Radetzsky ha dimostrato di meritare la palma del miglior Generale dell'era moderna, anche se altri si avocarono tale merito. Tra l'altro come aveva ampiamente dimostrato a Lipsia non fu solo un teorico, ma anche un comandante capace di mettere in pratica le sue idee combattendo valorosamente e non disdegnando di prendere parte di persona a cariche di cavalleria, che gli costarono anche ferimenti in battaglia Per noi Italiani il Feldmaresciallo Radetzsky (fu nominato tale solo vent'anni dopo ) e' stato il nemico giurato del nostro Risorgimento e la falsissima propaganda savoiarda e poi italiana ha anche tentato di farlo passare per un vecchio rincoglionito, curvo, dimesso, stanco in occasione delle trattative dell'armistizio di Vignale nel 1849, al cospetto di un fierissimo Vittorio Emanuele II intento a pronunciare la famosa frase che ci hanno fatto imparare sui libri di scuola fin dalle elementari "Casa Savoia conosce la via dell'esilio ma non quella del disonore". Mi capito' di leggere le memorie di un diplomatico francese presente a tali trattative, di cui purtroppo non ricordo il nome, che da' una versione radicalmente opposta a quella che ci e' stata tramandata, dove anzi il comportamento del nuovo re verso l'ottuagenario Maresciallo fu di una untuosita' rivoltante, tanto da spingere quest'ultimo a richiamarlo alla sua dignita' regale "io sono stato presente al suo battesimo Maesta' " pare gli disse "e sono soltanto un servitore delI'Impero asburgico, non e' opportuno che un membro di una casa regnante, anzi il Nuovo Re di Sardegna si porti in siffatta maniera con un sottoposto" Con tutta probabilita' fu proprio questo troppo servile portamento del nuovo Re così poco regale, che spinse i cortigiani di corte ed in primis lo stesso Presidente del Consiglio Massimo D'Azeglio a cambiarne radicalmente la storia. Comunque anche insigni storici come Dennis Mack Smith e persino il nostro Indro Montanelli nella sua Storia d'Italia, propendono per la versione riportata dal diplomatico francese «Anche di questo incontro" dice appunto Montanelli " la leggenda risorgimentale s'impadronì, e stavolta a tutto scapito della verità. Si disse che il Maresciallo offrì addirittura un pezzo di Lombardia al giovane Sovrano a patto che questi abolisse la Costituzione e la bandiera tricolore e che Vittorio Emanuele rifiutò sdegnosamente. Di qui prese avvio il mito del "Re Galantuomo". Ma i fatti si svolsero in tutt'altro modo. Il re abbracciò e baciò il Maresciallo che gli era venuto incontro. 'Era agitato, aveva la barba lunga e un contegno poco regale' annotò un ufficiale austriaco presente alla scena ... Il Re disse che era ben deciso a liquidare il governo e il partito democratico...ma aveva bisogno di un po' di tempo e un po' di comprensione da parte dell'Austria ... Di Costituzione e di bandiera non si era quindi parlato e le condizioni vennero mitigate senza nessuna contropartita, non tanto forse per generosità del Maresciallo quanto per calcolo politico" Concludendo possiamo dire che Radetzsky ha un ulteriore titolo di merito per assicurarsi la palma di miglior generale dei tempi moderni anche per il magistrale portamento tenuto contro le forze rivoluzionarie degli insorti milanesi e dell'esercito savoiardo di Carlo Alberto finanziato dai Rotschild, alla veneranda eta' di 81 anni (era del 1767) con una perfetta ritirata strategica nel cosidetto Quadrilatero delle Fortezze di Peschiera, Verona, Mantova, Legnago e poi per la controffensiva di Santa Lucia, cui prese parte anche il giovane Francesco Giuseppe che porto' alla sconfitta di Custoza e anche l'anno seguente dove esauri' la ripresa della guerra in soli pochi giorni condotti con l'abituale perizia e capacita' In merito al battere un grande avversario anche il Generale prussiano Moltke nel 1870 vinse una battaglia campale contro un altro Napoleone, Napoleone III nipote del Primo, ma come abbiamo gia' accennato, per quanto possiamo essere oppositori della supposta genialita' militare di Napoleone Bonaparte, bhe!!! nel confronto tra zio e nipote non c'è il benche' minimo termine di paragone, per cui siamo sempre piu' convinti della giustezza della nostra scelta
L'associazione tra il titolo del blog LENARDULLIER con l'architetto LECORBUSIER tende ad un parallelismo con l'Archè = Principio, che deve misurarsi con la modernità = Technè, quindi un "futuro anteriore" applicabile a diversi specifici di conoscenza
venerdì 25 novembre 2022
sabato 19 novembre 2022
SPECCHIO DELLE MIE BRAME, CHI E' IL PIU'..........DEL REAME?
Fatte le debite premesse sul concetto di verita’ storica, ma anche sociale, (ecco una delle poche volte in cui si dovrebbe applicare quell’uno che sta per molti, proprio del concetto platonico) cominciamo con il rivisitare alcuni personaggi che la melliflua cultura di sinistra e il viscido liberalismo dei bottegai e loro garzoni(comunismo e consumismo le due facce della stessa medaglia del liberalismo) ha subdolamente occultato dall’intero consesso della cosidetta cultura occidentale; sono molti i personaggi ed anche gli eventi che la pseudo cultura sopracitata ha osteggiato e spasmodicamente cercato di occultare : recenti, come Dugin, Putin, Trump, Luckacensko, Bolsonaro, Orban, passati e anche antichi, antichissimi come ad esempio De Maistre, Metternich, Radetzsky, Ezra Pound, Julius Evola, Rene’ Guenon , Mircea Eliade. Ad esempio si potrebbe anche su tale spirito anche provare a fare delle graduatorie, delle classifiche, tanto care alla cultura liberista e socialista che hanno sempre perseguito lo schematismo facendo il verso ai vari ronzini della filosofia, tipo la dialettica di un Hegel , tesi, antitesi, sintesi. o i suoi fantasiosi conflitti tra padrone e servo, per impantanarsi in tutte le forzature dei vari seguaci tipo il darwinismo sociale di Spencer, o il risibile materialismo dialettico di Marx, impreziosito dall’odioso termine di scientifico, il binomiio etica protestante e spirito del capitalismo di Weber, la Open Society di Popper, l’oggettivismo della Any Rand e seguaci come Greenspan e Bernanke con le loro correlazioni ai vertici della Federal Reserve americana, il Great Reset di Schwab, e lo stuolo di sordidi personaggi, viscidi adoratori del solo dio denaro e dell’interesse economico . Ecco qui vorremmo una volta per tutte fare piazza pulita di tali squallidissimi figuri, quale che sia lo specifico di pertinenza (avvocati, politici, filosofi, economisti, imprenditori, opinionisti) e dedicarci a grandi e nobili figure di persone che hanno dato lustro al genere umano, incedendo persino a giudizi di merito e discutibili classifiche. Chi e’ stato il piu’ grande statista di questi ultimi settecento anni ? e il piu’ grande condottiero? Il piu’ grande filosofo? Architetto? Pittore? Scultore ? State pur certo che moltissimi giudizi saranno ribaltati . Partiamo come riferimento, giustappunto dal principiare di questa eta’dei mercanti o del bronzo cioe’ dalla pandemia di peste del 1348 che cancellando il precedente ordine sociale fondato sulla coralita’ e la somma delle esperienze dell’intera comunita’, ha inaugurato un mondo fondato su di una effimera individualita’ e formalmente correlato ad un codice supposto classico assunto come principio normatore dell’intero fare costruttivo. E’ prassi storica che ogni inizio, ogni archè, sia correlato al fare costruttivo, non a caso il termine architetto significa giustappunto tecnica del principio (archè / techne’), cosi’ l’Hiram, costruttore del tempio di salomone e’ correlato all’eta’ dei guerrieri ovvero dell’argento e dara’ avvio a tutti i protagonisti di tale eta’, così come l’eta’ successiva del bronzo ha come corrispettivo i grandi artisti del Rinascimento e molto meno dei guerrieri. C’è da dire che il trapasso dei mercanti e della loro mentalita’ bottegaia fondata sul denaro e sul commercio, non e’ immediata , neppure dopo un fatto traumatico e opportunamente gonfiato come la grande pandemia di meta’ trecento. Tant’è che i personaggi piu’ influenti della storia del mondo furono ancora provenienti dall’altra eta’ quella dei guerrieri, quale ad esempio l’Imperatore Carlo IV di Boemia che dalla sua nuova sede imperiale, la citta’ di Praga irradia una diversa luce di efficienza e di splendore. I bottegai (ovvero la borghesia mercantile che premeva per conquistare le leve del potere riesci’ in tale intento in Inghilterra con l’ascesa al trono della regina Elisabetta figlia di quell’Anna Bolena che sia pure inditrettamente, con il suo il matrimonio con il re inglese Enrico VIII, aveva provocato lo scisma protestante; la nuova Regina per una somma complessa di motivi, non ultimo quello delle modalita’ contrastanti e rocambolesche della sua ascesa al trono e il fatto di essere la figlia di una donna ripudiata e decapitata, fu da subito estremamente cinica ed incline al compromesso fino a farne la parte principale del suo carattere e del suo modo di regnare: con lei l’Inghilterra’ si appresto ‘ a divenire la Nazione ideale dei mercanti e del loro mercimoni. Si avra’ sempre in Inghilterra un secolo dopo, una temporanea interruzione dellla monarchia con tanto di esecuzione del Re e il Paese in mano ad un personaggio come Oliver Cromwell, che stante il successo della sua politica e non fosse per l’appartenenza alla parte di quella borghesia che finira’ per fondare la massoneria e assumere sempre piu’ saldamente le leve del potere mondiale, potrebbe essere additato come candidato a quell’epiteto di migliore statista. La nascita della massoneria ai primi del XVIII secolo in Inghilterra cerchera’ di trasferire il solito impianto costruttivo edificatorio alla sua anima commerciale, proprio riprendendo simboli e rituali della Libera Muratoria dei tempi di Hiram e della costruzione del tempio, ma a parte l’esempio dell’Inghilterra non produce ancora personaggi degni di imprimere un qualcosa di diverso dal solito mercantilismo. Concorre al titolo di migliore statista degli ultimi settecento anni il principe Eugenio di Savoia, superato pero’ in tale giudizio dalle sue gesta militari che ne fanno con tutta probabilita’ il piu’ grande generale dai tempi di Cesare, quindi vi è il Re Luigi XIV il famoso Roi Soleil e poi Federico II Hoenzollern e la sua grande rivale Maria Teresa d’Asburgo imperatrice d’Austria, grandi Sovrani ma nessuno pero’ in grado di imporsi sugli altri , come era accaduto nella eta’ precedente con Federico II di Svevia, Carlo magno e piu’ di un protagonista della Roma Imperiale e Repubblicana (Adriano, Marc’Aurelio, Traiano, Ottaviano Augusto, Giulio Cesare, e della Grecia Pericle. Temistocle, Alcibiade, nonche’ la straordinaria figura del macedone Alessandro Magno . La cultura dell’eta’ mercantile ha sentenziato come grande statista anche se in sottordine alle sue supposte qualita’ militari il generale poi Imperatore Napoleone bonaparte, ma piu’ che mai ci ritroviamo nell’epoca dell’apoteosi della mentalita’ commerciale, ovvero il post Rivoluzione Industriale, dove complici le comunicazioni di massa che vanno facendosi sempre piu’ informanti e caratterizzanti delle elites dominanti diviene abituale il mentire, il gonfiare questo o quell’evento, questo o quel personaggio, l’inventare meriti, millantare risultati , epoca d’altronde ancora in auge al giorno d’oggi dove vige il prefisso “post” applicabile su tutto lo scibile umano, come giustamente ha osservato il filosofo contemporaneo Alexander Dugin, riprendendo la teoria della tradizione e del conservatorismo in antitesi al modernismo e progressismo liberale: logico e naturale per noi che ci rifacciamo a tale tradizione e cerchiamo di conservarne le implicazioni sull’impulso di veri filosofi come Evola, Guenon, Heidegger e non del pensiero liberista e comunista nel contempo (le due facce di una stessa medaglia) tipo Marx, Spencer, Popper e il loro caporione Giorgio Hegel, saremo indotti a stilare delle graduatorie, del tutto antitetiche a quelle apparecchiate dal potere commerciale e bottegaio. Per rispondere al quesito a chi possa andare la palma di migliore statista di questa controversa eta’ dei mercanti che sta gia ‘ cedendo alla successiva eta’ dei servi, inverando le tesi del piu’ nefando dei teorici dell’attuale sistema , il gia’ citato Hegel nella sua cosidetta dialettica servo/padrone contenuta nella “fenomenologia dello spirito”, ebbene noi tradizionalisti, noi conservatori, noi persone orgogliosamente di destra, che addirittura ci definiamo di Super Destra quasi a rassomiglianza con la teoria della Fisica Quantistica delle Super Stringhe in Super Simmetria , diciamo senza ombra di dubbio KLEMENS VON METTERNICH . E' lui che ha ha sbaragliato politicamente Napoleone portatore delle infami e ipocritissime istanze della Rivoluzione francese ed e' lui che ha assicurato oltre trent'anni di pace e prosperita' all'Europa con la Santa Alleanza, fondata sui principi della conservazionedella tradizione e di ferma re-azione alle istanze del progressismo e della modernita' . I bottegai (massoneria e Inghilterra e sempre piu' pretenziosa borghesia commerciale), fidando sulla sua eta' oramai avanzata riuscirono nell'intento di occultarlo dal potere effettivo non a caso nell'anno infame delle rivolte e della sedizione (1848) , ma il suo esempio e' rimasto unico nella storia per chi voglia rifarsi appunto ai principi della tradizione e della sua conservazione. Si, decisamente Metternich e' il piu' grande statista di questi ultimi settecento anni e quello che e' riuscito a fare lui dal 1815 al 1848 va assunto come riferimento, possibilmente da moltiplicare all'infinito, per ogni persona che abbia in animo il benessere e la prosperita' dell'umanita'
martedì 15 novembre 2022
IL REVENANT DELLE CATTEDRALI
Ho usato di proposito il termine "revenant" perche' voglio precisarne il significante di ritorno che altrimenti la parola "spirito" non avrebbe espresso compiutamente; potevo anche usare il termine "fantasma" con implicita la titolazione del film di Bunuel "il fantasma della liberta'", ma quello era un film contro il vigente sistema di potere e non un invito a far ritorno ad un precedente sistema quale appunto espresso dal simbolo della cattedrale. Nell’attuale panorama di farse, menzogne e recite di parti, che indubbiamente, complici i mezzi di comunicazioni di massa e cosidetti “socials”, ha avuto un incremento esponenziale; giova tornare un po’ al buon tempo antico, anche se sono d’accordo “non e’ mai esistito il buon tempo antico” mai e poi mai, neppure nell’ottocento, nel settecento, neppure prima della nefanda rivoluzione industriale….bhe magari ecco , forse prima della pandemia che io chiamo “ numero uno “ovvero quella di meta’ del trecento che ha inaugurato l’ingresso nella storia dell’eta’ dei mercanti (che io parafraso in “bottegai” con relativi “garzoni di bottega”) previo annullamento di tutta la coralita’ dell’epoca medioevale soprattutto quella dell’accezione gotica incentrata sulla costruzione mirabile delle Cattedrali come summa di esperienze collettive, per intenderci il Grande Mistero appunto della coralita’ delle Cattedrali secondo Fulcanelli, ma anche la dicitura di uno dei maestri dell’architettura , cosidetta moderna. Le Corbusier “quand les Cathedrales etaient blanches” . Tornare al buon tempo antico, alla tradizione secondo le disposizioni di un Guenon di un Evola e assai piu’ recentemente di un Dugin, sia pure in una accezione topologicamente differenziata, significa operare una profonda revisione dell’intero racconto storico, rigettare le aporie di quello che e’ stato fatto passare per il filosofo della storia, o meglio dello Spirito della storia, ovvero quel Giorgio Hegel del cio’ che e’ razionale e’ reale e cio’ che e’ razionale e’ reale (una delle piu’ grandi idiozie dell’ultimo millennio, quasi come quelle di Marx o di Popper) e cominciare a raccontare la verita’ tutta la verita’. Anche la verita’ puo’ utilizzare un tantino di schematismo che finora e’ stato solo al servizio della manipolazione del voler convincere di una cosa, spesso e volentieri antitetica al suo valore: così ci rifaremo proprio come traccia alla famosa suddivisioni Esiodea delle eta’ del mondo con i suoi parallelismi con la tradizione indu’ dei diversi Yuga, con lo Zoroastrismo, ed un po’ tutte le culture delle varie civila’, tutte contemplanti l’opposto di quello che la nostra cultura mercantile ha cercato di imporci in nome di una non meglio precisata evoluzione, ovvero una involuzione, anzi una vera e propria caduta da un periodo all’altro, sempre all’insegna del deterioramento e della decadenza. Come e’ noto la cultura della tradizione e non quella del cosidetto progresso, considera questo progressivo peggioramento della qualita’ di vita in relazione a quattro periodi o eta’ del mondo : la prima e’ quella dell’oro, quella a cui tutte le civilta’ auspicano di fare ritorno (il famoso mito dell’eterno ritorno postulato da Mircea Eliade) cui si addice la presenza degli dei, della quale non abbiamo pero’ alcuna traccia, salvo ad adottare, come ha fatto chi scrive, una teoria invero non riconosciuta che la presenza degli dei la adduce a modalita’ neurologiche di adattamento all’ambiente di tipo allucinatorio (Julian Jaynes : il crollo della mente bicamerale e l’origine della coscienza)n la seconda e’ l’eta’ dell’argento con la figura dei guerrieri, che corrisponde grosso modo all’epoca dei grandi imperi tipo Alessandro, Roma, Carlo Magno, Federico II, la terza, cosidetta del bronzo caratterizzata dalla preminenza dei mercanti, quelli che io definisco bottegai ovvero fondata sul commercio sul denaro e su di unico valore : il valore di scambio, e’ grosso modo quella iniziata con la pandemia del 1347 e inaugurata dal cosidetto Umanesimo per scandire tutte le tappe di un progressivo declino (rivoluzione industriale, aumento del mercimonio , Massoneria, rivoluzioni e rivolte, guerre e continue pestilenze , etc.) L’ultima Eta’ e’ quella del ferro , frequentata solo da servi, i servi imboniti dalla filosofia di Hegel (fenomenologia dello spirito) che dovrebbero conquistare la supremazia, ovvero l'ultimo stadio della decadenza : il comunismo e la globalizzazione, la cosidetta Societa' aperta di Popper e i suoi amici tipo Soros, ma con a fronte i menzionati nemici che siamo noi : gli uomini della tradizione Ed allora ben venga anche un diverso impiego dello schematismo che non sia al servizio della modernita' e del bieco e ipocrita progressismo: le quattro eta' del mondo rivisitate con un giudizio di merito, anche con l'implicita ammissione di relativita' : proprio sicuri che la eta' dell'oro coincida con le voci della mente bicamerale? I guerrieri sono davvero Alessandro magno, Cesare, Ottaviano o Carlo Magno, e hanno l'ultima personalizzazione in Federico II di Svevia e la loro simbolica narrazione nella Divina Commedia di Dante? Guenon non la pensava esattamente così, lui era piu' influenzato dal dispiegamento dei Maya Yuga, di cui l'ultimo il Kali Yuga sarebbe in corso da 6000 anni; con Evola possiamo andare piu' d'accordo e con una certa forzatura possiamo dare ai vari cicli una interpretazione piu' similare a quella da me espressa. Ammesso il dibattito e anche la critica come per altre discussioni sul giudizio su questo o quel periodo, su questo o altro personaggio, ma che si parta sempre dalla verita' o perlomeno da una spasmodica ricerca della liberta'
lunedì 7 novembre 2022
CENNI DI CLASSICO
Una cosa è certa di tutte le cose che ho fatto, giuste e sbagliate quella degli studi classici è una delle migliori. Il latino, il greco, la filosofia, la letteratura e quella stessa impostazione culturale delle varie materie, perfino una matematica, trattata classicamente ovvero con la filosofia di Leibniz stante la passione /curiosita' per il calcolo infinitesimale e l'impiego dei numeri immaginari ovvero proiezioni di negativi, era tutto materiale sul quale poi sarei tornato innumerevoli volte e che ha costituito un costante riferimento, direi proprio della mia essenza più profonda. Vado a citare alcune frasi, alcuni personaggi, financo una singola parola "asfodeli" "Orcomeno" "ventilabro" capaci di innescare emozioni e sensazioni particolari al Virgilio di Roma, al Meli di Palermo, professori eccezionali come Di Salvo di greco e latino o come il prof. Noto di filosofia che mi faceva "Nardulli!!! tutte queste facezie di "la freccia che vola sta ferma" l'acqua, il fuoco l'Apeiron, da uno come te pretendo in primis che mi sappia parlare dell'enantiodromia di Eraclito e poi del Concetto di Platone e del Sillogismo di Aristotele. Punto e basta. "E la patristica, la scolastica???" Baggianate! in seconda liceo manco a stare a perdere tempo con il dubbio di Cartesio e le monadi di Liebniz, a me bastano Hume e Kant, e per il terzo Hegel, Hegel e ancora Hegel! - E li' il mio primo grosso contrasto "per me Hegel e' una negghia (dialetto siculo che significa incapace, idiota, ma per capirci appieno : una minchia ) Le amanti di Foscolo alla maturità, mi avevano avvertito: "guarda studiati bene le amanti di Foscolo, una per una" "ma dai, queste sono boutades" e invece paffete eccola là la domanda fatidica propiziata da "Luigia Pallavicini caduta da cavallo" Ma non posso crederci! avevo esclamato davanti la commissione "me le avete chieste per davvero le amanti di Foscolo!!!" mi duole darvi una cattiva notizie, ma io le conosco tutte quante!" Di D'annunzio allora (meta' anni sessanta) vigeva un "vietato parlarle bene" ma io avevo fatto un parallelo sulla pura lirica delle "fresche ti sien le mie parole ne la sera con il fruscio che fan le foglie" con l'altrettanto purissime "chiare fresche e dolci acque" di Petrarca. e dai che l'otto ci sta tutto, anche otto e mezzo come il film di Fellini, ma non si può mettere nei quadri. Il nove che a rigore doveva essere un dieci, ma dieci alla maturità di allora non si poteva dare, in storia...eh bhe!!!! e chi altro era in grado di elencarti tutti i retroscena dell'Impresa dei Mille? gli interessi degli inglesi, l'episodio di Bronte, Rosolino Pilo e Corrao sopratutto Giovanni Corrao, che può essere considerato tre anni dopo il primo ucciso di mafia (una mafia a stretto contatto colla politica), quindi sempre a Palermo la rivolta del sette e mezzo e le cannonante del Gen.Cadorna padre di quell'altro fellone della Grande Guerra. Un professore indubbiamente esperto di storia ci aveva provato a mettermi in difficoltà, ma per sua disgrazia era entrato nell'apoteosi della mia competenza storica : la 1^ guerra mondiale, dove eh bhe si, sembrerebbe un pò da sbruffone dirlo, ma lo avevo letteralmente stracciato. Insomma che posso dire al ricordo? una, mille, centomila osanna per la maturità classica. In genere noi che abbiamo fatto il liceo classico e quando c’era ancora la terribile maturità, con tutte le materie dei tre anni di corso da portare, siamo rimasti colpiti da certi episodi, da certe frasi che poi ci hanno accompagnato tutta la vita come facevo cenno sopra, : la discesa di Odisseo nell’Ade, il prato ricoperto di asfodeli sul quale si allontana l’ombra di Achille, dopo che ha profferito l’invettiva “preferirei essere l’ultimo degli uomini, un porcaro alle prese coi porci nella terra riscaldata del sole, che il signore di queste ombre che la morte ha consunto” il remo scambiato per un ventilabro, nel paese immerso da nebbie, di uomini che non conoscono il sapore del sale” in primo liceo c’era un passo dove nelle Storie Erodoto, raccontava di un uomo alla corte del Re di Persia, che era perfettamente consapevole del disastro un cui stava andando incontro... incredibile a dirsi sono riuscito su internet a ritrovare proprio quel passo dove "l'uomo di Orcomeno“ riferisce a Erodoto quell'episodio ed io mi ricordo la traduzione che ne feci allora, enfatizzandone il significato con il professore di greco Di Salvo "colui che molto sa non ha potere su nessuno" un pò diversa dalla traduzione che se ne fa nel brano a seguito riportato, ma in sostanza lo stesso concetto. "quanto segue l´ho sentito raccontare da Tersandro, uno dei cittadini più illustri di Orcomeno. Mi raccontò Tersandro di essere stato invitato pure lui da Attagino ad un banchetto, a cui partecipavano anche cinquanta personaggi di Tebe. Gli invitati non si sistemarono su divani separati, ma su ogni lettuccio c´erano un Persiano e un Tebano. Dopo il pasto, mentre si beveva, il Persiano con cui divideva il posto gli chiese in greco di dove fosse e lui gli rispose che era di Orcomeno. Il Persiano allora proseguì: "Poiché sei stato mio compagno di tavola e hai brindato con me, voglio lasciarti un ricordo di ciò che penso, perché tu, preavvisato, possa riflettere bene su quello che ti conviene fare. Tu vedi questi Persiani che banchettano e l´esercito che abbiamo lasciato accampato sulle rive del fiume? Di tutti costoro fra non molto tu ne vedrai ben pochi ancora vivi\". Diceva così il Persiano, e intanto piangeva, piangeva. Tersandro meravigliato delle sue parole gli domandò: \"Ma non sarebbe il caso di dirlo a Mardonio e agli altri che, dopo di lui, godono di maggior prestigio fra i Persiani?\". Ma quello rispose: \"Straniero, quel che gli deve venire dal dio nessun uomo può stornarlo; e anche se dài avvertimenti degni di fede, nessuno vorrà prestarti ascolto. Siamo in tanti, fra i Persiani, ad essere convinti di ciò che si prepara e non ci opponiamo, obbligati dalla necessità. Ed è questa al mondo l´angoscia più odiosa: capire molto e sentirsi impotenti\". Questo sentii da Tersandro di Orcomeno; ed anche che ne aveva parlato subito ad altri, prima che avesse luogo la battaglia di Platea. Un pezzo che mi è rimasto particolarmente impresso negli anni grazie anche a quel professore del Meli di Palermo Di Salvo, che era giovane (34 anni) e capace di mobilitare l'interesse e financo l'entusiasmo sia pel greco che per il latino e che aveva con me un rapporto particolarmente affabile e scherzoso "Nardulli ego irrumabo te et pedicabo" mi faceva "e che significa professore?" "ignorante non conosci Catullo?" "si ma questa frase non l'ho trovata da nessuna parte!" "eh, eh!" faceva quello ridendo sotto i baffi "le cose migliori sono sempre occultate! attivati, fai ricerche" Niente! solo parecchi anni dopo mi capitò di leggere un'edizione integrale delle poesie di Catullo e ....limortacci sua quel marpione di Di Salvo ci era andato giù pesante e non ho mai avuto modo di rincontralo per dirgli "professore!!! si ricorda Nevio col suo "fato metelli Romae fiunt consules?" "Certo!" e si ricorda come risposero i Metelli al poeta?" Certo "Malum dabunt Metelli Naevio poetae" appunto!!!! e a proposito di quello che mi diceva al liceo, ci metta quell'irrumabo et pedicabo al posto di quel Malum e faccia un pò lei chi potrebbe essere oggi i Metelli e chi Nevio!"
VECCHI RACCONTI E LEGGE DI MURPHY
La legge di Murphy non era ancora stata formulata nel 1917 (se una cosa può andare male, andrà male), però già allora il 17 era un numero che portava sfiga, senza che quasi nessuno, specie lì in quella congerie di umanità, di cui i tre quarti analfabeta , ne sapesse il perche' (il numero in caratteri romani XVII che anagrammato dà il significato di VIXI = ho vissuto, quindi "sono morto" Al 17 aggiungici un comandante che in tutto l'Esercito aveva la fama di implacabile jettatore e vedi un pò come doveva andare a finire.....mani sui coglioni in attesa del fischietto e del rituale "Savoia", i meno rozzi ufficialetti un timido "Dio ce la mandi buona! Ma dio non la mandò buona! o meglio sulle prime si, specie nel "particolare settore del nostro protagonista da cui ho tratto queste notizie, che per l'occasione col suo sperimentale reparto d'assalto era tornato alle dipendenze organiche del battaglione originario del Monte Suello, il Vestone e subito si era distinto nella conquista di una postazione nemica lungo il Costone dei Ponari. Le cose però non erano andate nella stessa maniera nella maggior parte degli altri settori (lo vedi la Legge di Murphy): al contrario quando qualcosa va bene ecco che si torna a reimpiegarlo (potrebbe essere occasione per varare una nuova legge, quella non ratificata delle cosidette "Brigate Coglioni" cioè quei reparti che dato che si erano mostrati efficaci, venivano continuamente reimpiegati)...ed eccolo il nostro Tenente colle fasce mollettiere nere, tra il passo di cima Caldiera e il Monte Campigoletti: medaglie a profusione ma alla fine (disastrosa) di tutta l'operazione, tutte le proposte di decorazione, data appunto la delusione e lo sconforto, furono ritirate, così comeil Generale Mambretti, fu impietosamente silurato non tanto per gli errori strategici fatti, quanto per quella sua famosa nomea . Il giornalista de Il Messaggero Rino Alessi, in una lettera del 23 luglio 1917 inviata al suo direttore per informarlo del siluramento di Mambretti, a tal proposito scrisse riportando pari pari quanto disse Cadorna «tutti gli ufficiali avevano interpretato l'irrompere improvviso del temporale come un segno ineluttabile di quella nomea he perseguitava il Mambretti, in ogni suo atto. Cadorna infatti aveva detto : "La jettatura ha voluto esercitarsi fino all’estremo. Gli Austriaci, dopo una gran preparazione di artiglieria, hanno assalito e ci hanno preso l’Ortigara, malgrado una difesa strenua - quando i soldati vedono Mambretti fanno gli scongiuri. In Italia purtroppo questo pregiudizio costituisce una grande forza contraria". Ecco un racconto di guerra che prelude alla famosa Legge di Murphy che non e' solo un panegirico della sfiga, di cui riprendo gli assiomi : il suo ideatore fu appunto l'ingegnere dell'United States Army Air Corps, Edward Murphy,che era uno degli ingegneri degli esperimenti con "razzo su rotaia" compiuti dalla USAF nel 1949 per verificare la tolleranza del corpo umano alle violente accelerazioni. Un esperimento prevedeva un gruppo di 16 accelerometri montati su diverse parti del corpo del soggetto. Erano possibili due modi in cui ciascun sensore poteva essere agganciato al suo supporto, e metodicamente i tecnici li montavano tutti e 16 nella maniera sbagliata.Murphy pronunciò la sua storica frase:« Se ci sono due o più modi di fare una cosa, e uno di questi modi può condurre a una catastrofe, allora qualcuno la farà in quel modo. » . Io ho riportato un racconto di famiglia sulla grande guerra, ma ci sono numerosi precedenti. Nel romanzo del 1889 dello scrittore umoristico inglese Jerome Klapka Jerome, "Tre uomini in barca (per tacere del cane)" si fa un largo uso di espressioni simili, tanto da poter essere considerato un precursore della legge di Murphy. Un esempio di applicazione alla realtà domestica è il fenomeno della fetta di pane imburrata: « La probabilità che una fetta di pane imburrata cada dalla parte del burro verso il basso su un tappeto nuovo è proporzionale al valore di quel tappeto. » Una sua riformulazione in termini pseudo scientifici è il Paradosso del gatto imburrato: « Se è vero che una fetta di pane cade sempre dal lato imburrato e che un gatto cade sempre in piedi, lasciando cadere un gatto con una fetta di pane sulla schiena nessuno dei due cadrà mai per primo e si avrà il moto perpetuo. » Esiste anche una versione ispirata alla meccanica quantistica della legge di Murphy: "Tutto va male contemporaneamente". e anche sul famosissimo "gatto di Schrodinger puo' essere applicata la famosa legge, ovviamente propendendo per il "dead" Altra curiosa versione della "legge di Murphy" è rappresentata dalla cosiddetta Legge di Gumperson, che pretende di spiegare come funzionino fortuna e sfortuna: « La probabilità che qualcosa accada è inversamente proporzionale alla sua desiderabilità. » Se tutto è andato bene, evidentemente qualcosa non ha funzionato. Non è vero che "Non tutto il male viene per nuocere"; non solo, ma anche il bene, qualora si manifestasse, viene per nuocere. Tutto è perfetto, tranne il consorzio umano. Anche agli animali le cose non vanno bene quando entrano in contatto con l'uomo, non fosse altro che solamente attraverso la videocamera per essere ripresi. Se aspetti l'autobus alla fermata esso non passerà, quando incomincerai a camminare l'autobus passerà quando starai in egual distanza tra la fermata di partenza e la fermata successiva Chi bene incomincia, è a metà dell'opera, destinata a finire male. Se qualcosa sembra andar bene, hai detto bene, sembra. Il sonno è un intervallo tra una sconfitta e l'altra, sempreché non sia popolato da incubi. Quando si mangia con gusto, ci si morde. Le esperienze fallimentari passate, non rendono più saggi e accorti, solamente più rintronati. A meno che la giovinezza non sia una condizione permanente, il futuro è dei vecchi. Quando si applica una procedura di miglioramento o mantenimento di uno "status quo" soddisfacente, si tratta di un errore di metodo, che posticiperà solamente l'avvento della catastrofe, aumentandone la forza devastatrice .Quando piove, diluvia. Se un cibo è buono, allora fa male alla salute. Se qualcosa sta andando bene, non temere, c'è ancora tutto il tempo perché cominci ad andar male. In coda, la fila accanto scorre sempre più rapidamente della tua. Se cambi fila, quella in cui ti trovavi comincia a scorrere più rapidamente di quella in cui ti sei trasferito. Se sei in automobile e hai fretta avrai davanti a te un camion che, se non va proprio dove vai tu, girerà perlomeno alla via precedente. Se riesci a superarlo, un secondo dopo lo vedrai girare guardando nello specchietto. Se le cose sembrano andare finalmente per il verso giusto, c'è qualcosa di cui non stai tenendo conto.
venerdì 4 novembre 2022
LA MASCHERA DELLA FORTUNA
Mi e' capitato di leggere un libro di Ron Rosenbaum , l'autore de "Il Mistero Hitler" ottimo libro dove si ipotizzava che tutto l'antisemitismo di Hitler, la sua ferocia e diciamolo anche la sua supposta follia potesse essere un "recitare una parte" , che si chiama "La segreta parte della Fortuna" dove quindi il richiamo era a quel libro di un vecchio storico italiano Guglielmo Ferrero di cui sono un particolare cultore, dove si ipotizzava che anche per Napoleone Bonaparte potesse essere assunta l'ipotesi che l'inizio della sua folgorante ascesa nella storia potesse essere stata un "recitare una parte" che altri (nella fattispecie il Direttorio) avevano scritto per lui . Questa tematica del "recitare una parte" mi è, di questi tempi così controversi tra verità e menzogna, tra complottisti e negazionisti e oscuri misteriosissimi artefici di un non meglio precisato nuovo ordine sociale, molto accattivante e stimolante e se non fosse per le continue novità che la triste contingenza presenta (per lo più negative, alcune volte di vero e proprio sgomento) sarei andato oltre nel dettaglio del saggio che mi ero proposto di scrivere in proposito, incentrato su quella campagna d'Italia del '96/97 del giovane Generale Bonaparte ,che giustappunto l'originale, ma molto poco conosciuto storico italiano (ne ho spiegato altrove il perchè) ha affrontato a sostegno della sua tesi : ecco così ho fatto un po' una miscellanea tra i due autori, ricercando quel comune denominatore che fa si che la fortuna sia intesa piuttosto come un recitare, che un portamento effettivo e di solito applicata con modalita' molto similari ed una forte incidenza di istanze paradossali : il personaggio in questione ha difatti caratteristiche molto anonime quando non addirittura negative, una sorta di "uomo senza qualita' che solo la forte manipolazione di altri dietro di lui promuove a occupare posti e ruoli di prestigio e importanza. Rosenbau si occupa principalmente di Hitler, Ferrero di Napoleone : sul primo anche l'immaginario collettivo e qualsivoglia critica storica ammette che prima di diventare il fondatore del nazionalsocialismo e Cancelliere del Reich, nonche' Fuhrer, era uno squattrinato pittorucolo nonche' sottufficiale dell'esercito germanico durante la guerra: sul secondo invece quasi nessuno ne ha messo in dubbio le capacita' militari (nessuno tranne Ferrero e un paio di secoli piu' tardi il sottoscritto ) La verita', quella verita' che e' oramai da parecchi secoli, bandita dal consesso della storia, e' che nell'epoca del "tutto si compra, tutto si vende, tutto si baratta", ovvero nel pieno di quell'eta' dei "mercanti" e' che anche la veritra' e' equiparata ad una merce , ed ha quindi un prezzo, un prezzo che coloro che dispongono di maggiore denaro possono impunemente fissarne il valore, che prescinde spesso anche un po' paradossalmente, dalle caratteristiche di un personaggio scelto per interpretarne la parte ed indossarne la relativa maschera. Ferrero più di Fortuna parla nella prefazione del suo libro su Bonaparte nel '96, di "Avventura" un potente spirito di avventura che spinge l'uomo di appena dopo la rivoluzione industriale a ribellarsi all'equiparazione della sua essenza con quella della macchina e quindi lo rende inquieto, impaziente ma anche riluttante a sondare nuove esperienze, sicchè ecco che l'avventura si trova ad andare a braccetto con la fortuna o comunque con un non previsto della cadenza dei fattori di realtà che può provocarne il collasso e impensabili risvolti : e' proprio quello che è accaduto con Napoleone un mediocre ufficialetto senza alcuna azione di rilievo e che anche la sua nomina a Generale all'assedio di Tolone la dovette a Paul Barras,
Paul Barras |
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